Ritorno ancora una volta nell'impervio e affascinante vallone dove scende sinuoso e a sbalzi il Rio Sajont, rio noto per la sua cascata sotto la quale passa il frequentato sentiero che fa il periplo del Lago di Antrona, ma è invece in alto che il Sajont presenta il suo aspetto migliore...
L'obiettivo di questa escursione dall'esito incerto è la verifica (e conferma) di un percorso presente ai tempi, che collegava la zona dell'Alpe Fàrmign (Link), ai due
nuclei dell'Alpe Maiotta (Link), un sentiero è riportato sulla mappa IGM che però per questa zona non è del tutto affidabile; per le
caratteristiche del terreno non era facile capire quale poteva essere il possibile percorso, avevamo fatto un primo giro "esplorativo" nel 2022 salendo dal basso, ma senza risultati degni di nota.
Dobbiamo invece ringraziare Flavio Gamberoni e Paola Veronelli che lo scorso anno salendo dal basso, erano arrivati un pò più in alto trovando anche il passaggio più interessante (oltre a quello del canale del Sajont) del vecchio percorso, una roccia con alcune tacche e un foro dove probabilmente era presente un fittone, prove tangibili del vecchio "sentiero", in questo punto come ottimo riferimento guardando anche da lontano, si trova una pianta isolata di Abete rosso prostrato (battezzato "il bonsai"...).
Rimaneva da risolvere il passaggio del canale principale e come arrivarci scendendo dall'alto, a causa dell'angolazione poco favorevole del versante, le foto raccolte durante le visite precedenti non erano molto di aiuto (anche se in una si era notato il bordo del "muro" dove si traversa il canale), sono state utili anche le solite foto aeree Svizzere dove si notavano una paio di strisce di vegetazione proprio nel punto giusto, ma bisognava andare sul posto per verificare, e alla fine è uscito un giro veramente "soddisfacente" tra i più interessanti (e complicati) fatti in Valle Antrona...
Con Andrea arriviamo a Campliccioli di buon ora, in
tempo per constatare che ad agosto le luci sullo sbarramento della diga
vengono spente alle sei in punto... seguiamo inizialmente il sentiero
segnalato per Camposecco fin nei pressi della sempre bella cascata del Rio Banella (anche se con poca acqua come in questa occasione), superiamo il rio sul ponticello e traversiamo in salita verso i nuclei dell'Alpe Loro, raggiunto Loro superiore continuiamo lungo il ripido e tortuoso percorso (tracce di sentiero e qualche ometto) che conduce al panoramico poggio dell'Alpe Pian la Bandera 1747 m.
Poggiando sulla sinistra saliamo al pianoro superiore (grosso ometto) per iniziare la traversata in leggera salita verso est in direzione della Porta di Maiotta; tenendo presente che bisogna rimanere al di sotto dei 1900 m. di quota si arriva in zona presso l'albero caduto di foto 14 sormontato dalla paretina di foto 15 (quest'ultimo riferimento certamente più "duraturo..."), il percorso sale (poggiando sulla sinistra) a monte della paretina per continuare sulla destra (tracce e alcuni gradini seminascosti) fino alla caratteristica roccia di foto 17, siamo alla Porta di Maiotta circa 1900 m. è il passaggio meno impegnativo che permette di raggiungere il remoto alpeggio omonimo.
Una lieve traccia (in estate seminascosta dalla vegetazione), scende per incontrare un albero caduto (si passa sotto), poi si risale e in seguito con percorso tortuoso si scende per poi traversare il versante tra i rododendri e gli ontanelli, dopo un larice caduto si trova un ometto e in seguito ci si affaccia sul versante di Maiotta e dell'impervio e
suggestivo versante soprastante, qui non si può traversare ma bisogna risalire sulla sinistra con percorso scomodo tra la rigogliosa vegetazione per portarsi a monte di un larice dal quale si intuisce il rimanente percorso che traversa passando da un piccolo riale con acqua raggiungendo il gruppo di ruderi di Maiotta vecchia 1924 m.
Dal poggio panoramico di Maiotta vecchia un sentierino ormai fagocitato dalla vegetazione traversa in direzione del dirimpettaio prato con il rudere di "Maiottina" che però in questa occasione non raggiungeremo, arrivati nel canalino sottostante la caratteristica grande parete scura
visibile a monte, scendiamo direttamente il versante tenendoci sulla sinistra idrografica (zone con erba a differenza dei cespugli presenti sul versante opposto che è anche più impervio); il percorso di discesa verso il canale (individuato in particolare dallo studio delle immagini aeree e da alcune foto prese dal basso), si trova sulla destra idrografica, ma prima di traversare andiamo a sinistra verso la parete dalla quale precipita il Rio Sajont che normalmente qui presenta alcune belle cascate, ma non in questa occasione visto il perdurare delle scarse precipitazioni (la foto 38 mostra come lo abbiamo visto, da lontano, nel 2019...) in ogni caso, vedere da vicino questo precipite tratto del rio merita certamente una divagazione.
Facciamo dietro front per traversare, cercando il percorso migliore, l'intricato versante (foto 40) osservando il quale si comprende che per la successiva discesa conviene stare alla destra della fila di larici che si vedono, superato il canalino che scende dalla parete scura, continuiamo tra i cespugli e alcune rocce per raggiungere la zona dei larici, e con percorso più "tranquillo" ma comunque sempre intricato scendiamo il versante; più in basso notiamo il passaggio giusto per accedere al versante opposto del canale, una rampa/cengia in gran parte erbosa (foto 47 e 53), bisogna prima però trovare il percorso per accedere al canale, che individuiamo più in basso dove l'erba tra le rocce arriva fin quasi sul bordo dello stesso.
Giunti al canale facciamo una breve sosta (visto che l'acqua era disponibile), e poi scendiamo al punto giusto dove si può traversare il canale a 1764 m. passaggio che è caratterizzato da una sorta di grosso "muro" di roccia (individuato parzialmente in una foto fatta dal basso l'anno precedente), molto bello questo passaggio (foto 57 e 58), saliamo la rampa/cengia e arriviamo sul prato che si vedeva dall'alto durante la discesa, segue un tratto che richiede attenzione nella ricerca del giusto percorso, cercando di aggirare per quanto possibile le piodate presenti, alla fine si scende a una breve cengia erbosa a lato della quale sulla betulla si vede un interessante "segnavia ecologico", della paglia legata alla pianta un anno prima da Flavio Gamberoni che era salito con Paola fino al prato superiore.
Continuiamo la discesa su terreno più facile traversando nel contempo verso il caratteristico abete rosso prostrato (ormai battezzato "bonsai") dove dovrebbero esserci delle tacche sulla roccia che però non troviamo (forse anche un po' per la stanchezza, non abbiamo insistito a dovere nella ricerca), allora in modo sbrigativo mettiamo la corda così da scendere il ripido versante lungo una sorta di canalino con erba e rocce; traversiamo sotto al bonsai e si intuiva dove poteva essere il percorso giusto, sulla sinistra (salendo) dell'abete, e infatti risaliamo trovando le tacche nella roccia e un foro circolare nella roccia dove forse ai tempi era inserito un fittone, foro che comunque è utile anche così... La presenza di queste tacche dà un senso diverso a tutto il giro, perchè conferma la presenza di un antico percorso anche in questa zona così impervia e apparentemente ostile...
Prosegue la discesa, e per le caratteristiche del versante le complicazioni non sono certo terminate, troviamo il passaggio scendere una zona di balze lungo un ripido pendio che arriva al punto raggiunto l'anno precedente, salendo proprio a cercare indicazioni riguardo il percorso effettuato in questa occasione (scendiamo alla base, sulla destra, della caratteristica roccia curva visibile nella immagine sottostante).
Procediamo traversando sulla sinistra fino a raggiungere il versante che si percorre per salire a visitare il soprastante Alpe Fàrmign (Link), scendiamo i ripidi prati trovando alcuni riferimenti ormai familiari, come la giavinetta con l'ometto di foto 79 o il ferro ricurvo di foto 81, poggiando prima sulla destra e poi a sinistra si scende a uno dei passaggi chiave di questo tratto basso del percorso che ai tempi era in parte attrezzato (e pare che fosse proprio questo il sentiero principale per Fàrmign...), alcuni tratti chiave del percorso sono rimasti in memoria e la discesa alla fine è stata più "tranquilla" del previsto, in ogni caso non è mai da sottovalutare questo tratto perchè se si sbaglia non sarebbe piacevole...
Infine, raggiunto il fitto noccioleto inferiore non resta che scendere traversando un poco sulla destra per finalmente uscire sul frequentato sentiero C34 che traversa il Rio Sajont a monte della famosa cascata che si può ammirare (quando c'è acqua...) percorrendo il sentiero lungo il bordo del sottostante Lago di Antrona.
Per questo giro, circa 10 ore incluse le divagazioni (più o meno intenzionali...).
Agosto 2023 - Percorso Impegnativo.
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