Dopo una settimana dalla interessante escursione Piano delle Orchere - Cime di Lagarej - Punta del Miarel (Link), torniamo in Valbella alla ricerca del passaggio che salendo dalle baite di Caizoo permetteva di superare la fascia rocciosa che sostiene il pendio erboso trasversale (dove è presente una giavina ben visibile anche da lontano), posto alla base del versante sud della cima del Castello; da informazioni raccolte da Andrea (una delle non frequenti occasioni in cui facebook mostra una qualche utilità...) si viene a sapere che ai tempi le donne salivano (e scendevano) con la gerla per raccogliere la scarsa erba su questo scomodo e remoto pendio dove appunto è presente un passaggio che lo permette, il "pas dal cengiu camusse" (passaggio della cengia dei camosci) e naturalmente una volta saputo questo, bisognava andarci...
In verità già in precedenza osservando la zona da lontano come a esempio dalla Cima Scarcione (vedi la foto sottostante), si notava una bella ed evidente cengia che tagliava la fascia rocciosa e naturalmente si era ipotizzato un possibile percorso sulla stessa, poi però una volta in loco e dopo qualche tentativo, abbiamo capito che la cengia non era accessibile da sud (nemmeno per gli alpigiani dei tempi passati, certamente esperti e più a loro agio rispetto a noi, su questi impervi versanti), e alla fine dopo aver traversato una fascia erbosa sotto la parete (probabilmente è questa la famosa cengia dei camosci), seguendo le immancabili tracce degli animali troviamo il passaggio che permette di accedere al pendio trasversale e al suggestivo e grandioso ambiente dominato dal Castello.
Anche in questa occasione le condizioni meteo non era certo ideali (a tratti cadeva anche un poco di Gragnola, Link), ma forse proprio per questo in alto e durante il traverso lungo la via del ritorno, si era creata una certa "atmosfera" che contribuiva a rendere ancora più affascinante l'ambiente...
Con Andrea partiamo da Ferrera 715 m. e salendo in Valbella lungo la stradina asfaltata raggiungiamo Valbella superiore in circa 30 minuti, continuiamo lungo il sentiero segnalato 580 che passa dall'Alpe La Rivaccia 898 m. e poi traversa il torrente, dopo una prima salita ripida e un tratto in traverso (da dove si vede bene la zona del Piano delle Orchere e la cima est di Lagarej, raggiunti proprio la settimana precedente : Link), si arriva alla base del canale/pendio terminale che si risale ripidamente su terreno di solito poco comodo perchè coperto di foglie raggiungendo I Selletti 1236 m. da dove si intravedono in alto tra le piante, le costruzioni diroccate di Caizoo.
Scendiamo velocemente il versante fino a traversare il torrente (dove troviamo la poca neve rimasta dopo l'ultima scarsa nevicata), risalendo il versante opposto il sentiero passa prima dal rudere di Pissole basso e poco più in alto all'Alpe Pissole 1275 m. dove abbandoniamo il sentiero segnalato che traversa verso Cevia bassa; saliamo il versante portandoci presso la paretina rocciosa di foto 22 e 23 e traversiamo sulla sinistra (ovest) per poi risalire direttamente la soprastante crestina. Il vecchio sentiero quasi certamente saliva lungo il pendio posto a fianco, dove si notano resti di un muretto, ma a parte questo la traccia è ormai scomparsa (e comunque alla fine, la salita della crestina è più piacevole e panoramica...).
Si arriva così ai corposi ruderi di Caizoo (o Case di sopra) circa 1385 m. su questo panoramico poggio si contano i resti di almeno sei ruderi, alcuni dei quali di notevoli dimensioni, questo è giustificato anche dalla presenza dei relativamente ampi pascoli superiori oltre a quelli posti a est che il bosco sta ormai colonizzando. Fino a qui dalla partenza, circa 2 ore e mezza.
Saliamo a monte delle baite e troviamo una vaga traccia e anche dei tagli che portano però a traversare piuttosto sulla destra (est), forse era un sentiero che proseguiva in direzione del versante sopra l'Alpe Cevia bassa, oppure poteva essere il sentiero per l'acqua, o infine era il percorso giusto che faceva un ampio giro prima di salire, in ogni caso decidiamo (anche per non perdere troppo tempo) di
salire verso sinistra in direzione della crestina che sale da Caizoo, e aggirando un tratto roccioso (foto 40) sbuchiamo su terreno più "tranquillo" dove troviamo un evidente sentiero che conduce al vecchio pascolo sul falsopiano superiore, questa zona è chiamata Piano delle Betulle dove oltre alle betulle troviamo anche i resti di un paio di muretti.
Saliamo in direzione della parete rocciosa a sinistra della quale si vede la larga cengia per la quale cerchiamo un possibile
passaggio, ma tenendo anche conto che un tempo le donne andavano con la gerla ai prati a monte della parete, non abbiamo trovato un passaggio "agibile" e non troppo rischioso, e allora saliamo all'ultima fascia erbosa (foto 52) sotto la parete percorrendola verso destra (est) seguendo vaghe tracce di animali fino a una sorta di canale/pendio che risaliamo, poi vediamo sulla sinistra
quello che pareva un passaggio logico (foto 59), infatti proseguendo in salita sul pendio sempre piuttosto ripido ma facile, sbuchiamo finalmente sulla cresta soprastante a circa 1707 m. dove appare il bel versante sud del Castello.
Siamo sui ripidi prati dove con un percorso non certo agevole, venivano le donne a prendere l'erba, probabilmente i versanti più "comodi" che si trovano a ovest erano proprietà di altri alpigiani, vicino alla parete del Castello si nota anche la giavina ben visibile anche da lontano; oltre al soprastante Castello lo sguardo è attirato naturalmente anche dal grandioso e complicato versante dove si trova l'Alpe del Gatto raggiunta in un bel giro precedente (Link).
Traversiamo in discesa (per aggirare uno sperone roccioso) in direzione del versante che poi sale alla Bocchetta di Emra, e "girato l'angolo" ecco che appare il caratteristico torrione del Garibaldi, il pendio è ripido e stancante (almeno per me...) ma non ci sono difficoltà, questa zona è chiamata la "bunda dal fioi" (riferito alle Stelle alpine presenti un tempo), e arriviamo finalmente alla Bocchetta delle Secchie o d'Emra 1790 m. (il Ravelli la chiama anche Bocchetta del Kàval, Emra a volte è anche scritto Em-ra...) dove ci si affaccia sul versante di Rimella, di fronte si vede San Gottardo e lontano sulla sinistra oltre l'abetaia si notano le tracce dell'incendio occorso pochi giorni prima. Fino a qui dalla partenza, circa 5 ore.
Una pausa presso la Croce, breve perchè il percorso è ancora lungo e tira un'aria piuttosto fredda, e iniziamo il relativamente lungo traverso del percorso 578 per Vairolo; il sentiero a tratti è poco o per nulla evidente, ma sono presenti i segni di vernice, in ogni caso occorre attenzione in caso di nebbia per non perdere l'orientamento se già non si conosce la zona.
L'ambiente visibile in questo tratto era veramente spettacolare (definizione che potrebbe sembrare eccessiva, ma non è così...), forse anche a causa del meteo (più avanti cadeva anche a tratti neve gelata), che creava una atmosfera particolare... e abbiamo perso un poco di tempo proprio per ammirare oltre al Castello che domina la zona, anche la sottostante suggestiva e complicata Valbella.
Più avanti si può vedere giù in basso la zona dell'Alpe del Gatto con i due ruderi, in seguito dopo vari saliscendi si arriva alla dorsale soprastante Variolo, si scende sulla dorsale per un breve tratto e poi sulla sinistra il sentiero (qui il segnavia è il 579) scende a tornanti sul pendio prativo (in basso passiamo anche presso una sorgente), mentre di fronte si
ammira la bella cresta dei Lagarej con la Punta di Miarel e il Turio, scendendo il versante si restringe e si arriva nei pressi dell'Alpe sulle Locce, un ultimo traverso e si arriva sulla cresta a sud della parete rocciosa della Cima Turio.
La discesa è risultata piuttosto lunga (forse anche per la stanchezza, ma certamente anche a causa del terreno instabile e disagevole...),
per un tratto si scende accanto alla parete rocciosa e poi si passa dalla Possa al Fo di Galeif, dopo un tratto sulla giavina e superato il successivo boschetto arriviamo all'Alpe Giavina Lunga 928 m. dove il sentiero segnalato scende alla strada della Val
Mastallone a circa 1 km da Ferrera, ma in questa occasione volendo evitare l'asfalto seguiamo il sentiero (non segnalato e a tratti poco visibile), che da Giavina Lunga traversa il versante arrivando alla dorsale dove si trova il rudere dell'Alpe Sella (dorsale attraversata dalla galleria stradale che permette di evitare il passaggio tra le case di Ferrera).
Scendiamo su un poggio proprio a picco sul paese, ma per poterlo raggiungere bisogna poggiare sulla destra dove si trova un passaggio che richiede attenzione, e si arriva presso la Chiesa di San Pietro; in questa occasione abbiamo anche avuto l'opportunità per dare una breve occhiata a Ferrera prima di tornare al parcheggio e concludendo così questo interessante giro.
Per questo giro, circa 9 ore.
Febbraio 2022 - Difficoltà EE
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