Dopo oltre un anno dalla prima visita nella affascinante Valbella (Link), che è subito "piaciuta" per le sue caratteristiche che ricordavano in parte alcune zone "selvatiche" della Valgrande (non quella Valsesiana, ma quella tra il Lago Maggiore e la Val Vigezzo...), ritorniamo per visitare quello che l'anno precedente, è subito apparso come l'alpetto più interessante, suggestivo e rappresentativo della Valbella a causa della sua posizione defilata e di scomodo accesso, "dominante" in un certo senso, sulla valle, l'Alpe del Gatto... chiamato anche Sasso del Gatto per via dell'imponente sperone roccioso che
sorregge i magri pascoli dell'alpeggio (sperone che, visto dal basso, appare come una cima vera e propria).
Il periodo di attesa per questa visita, è naturalmente servito anche a raccogliere informazioni riguardo ai possibili percorsi di accesso, in particolare sui sentieri di carico usati dagli alpigiani di un tempo; alcune visite fatte nei dintorni avevano consentito di scattare alcune fotografie del versante interessato dalle quali si è potuto fare qualche supposizione sui possibili percorsi, che poi sono state in buona parte confermate dalle informazioni raccolte da Andrea, mediante contatti con persone della zona, in particolare bisogna ringraziare Renzo Andreoli, oltre che per le informazioni sui sentieri di un tempo, anche per le notizia riguardante il percorso di salita lungo la cresta che dai Lagarej, svoltando verso nord, prosegue verso la Cima Turrio e il sentiero per l'Alpe Loccie, cresta che risultava ancora "inedita" (almeno per gli escursionisti, naturalmente alcuni cacciatori conoscono bene questi ambienti impervi...).
E proprio questa cresta iniziale è risultata il tratto più interessante del percorso... le cime presenti certamente avevano un nome, ma al momento non abbiamo trovato notizie certe a riguardo, mentre sono conosciuti alcuni toponimi riguardanti ad esempio i ripidi e scomodi pendii prativi sul fianco ovest, un tipo di pendii impervi che in Valsesia sono chiamati miali (o anche meali) dai quali l'erba o il fieno raccolto venivano spesso mandati a valle tramite fili a sbalzo.
Riguardo i sentieri di un tempo che raggiungevano il Gatto, erano (sono...) presenti diverse possibilità, quello meno scomodo appare il percorso dalla soprastante Bocchetta d'Emra (non verificato, ma osservato da Dario e che appare forse il più "agibile", anche se su terreno ripido), era poi possibile salire dal basso, che personalmente era l'opzione che interessava maggiormente, confermata anche dalle immagini raccolte, e qui c'erano due percorsi che salivano da Forgnone e da Bunda/Crosaccia, percorsi che si univano al colletto a monte del Testone del Forgnone, e proseguivano raggiungendo il canale del Riale del Mialetto (toponimo riportato sulla OSM), per poi salire i ripidi prati dell'Alpe del Gatto; e infine c'è il percorso che attualmente è diventato il più "frequentato" (si fa per dire...), quello che traversa dall'Alpe sulle Loccie dove nelle vicinanze transita il sentiero segnalato 579 che sale da Giavina Lunga e che poi si congiunge più in alto col 578 che arriva dall'Alpe Vairolo; lungo il percorso che da Loccie va al Gatto, sono presenti anche dei tagli che aiutano per l'orientamento, in pratica la manutenzione di questo percorso è stata fatta dai cacciatori che frequentano questa zona (facilitati anche dalla presenza all'Alpe Vairolo di un baitello da loro utilizzato).
In questa occasione partiamo (in numerosa compagnia), con Andrea, Corrado, Dario e Francesco da Valbella inferiore 764 m. (limitate possibilità di parcheggio, si può partire tranquillamente anche da Ferrera 715 m. senza per questo perdere troppo tempo), si sale alle spalle delle case e, poggiando sulla destra, si trova il sentierino che sale il versante collegandosi (cartelli indicatori), con quello che arriva da Dietrosella e scende a Ferrera, percorso al ritorno durante la precedente visita l'anno precedente.
Seguiamo per un tratto verso valle il sentiero, e poco prima di raggiungere il tratto che
supera un canale franoso, lo si abbandona per salire ripidamente sulle destra il versante, dove si trova una traccia (labile, ma sempre presente), che con vari alcuni tornanti raggiunge l'Alpe Colora 1030 m. ora circondata dalle piante, ma alla sua destra (est) si ha una bella veduta panoramica in direzione sud, in particolare verso la zona del Galerno di Cravagliana.
Dall'Alpe Colora si continua la salita, in questa occasione siamo saliti un
po' troppo spostati sulla sinistra (Ovest), il percorso "giusto" forse meno scomodo rimaneva più ad est, e alla fine si raggiunge una giavina dalla quale si sale sulla sinistra un pendio/canale ripido che porta a una bocchetta a circa 1260 m. sulla cresta secondaria che scende verso sud-est, da qui si traversa il fianco della montagna (versante Val Mastallone), per poi ritornare sulla cresta (a circa 1370 m.), salendo inizialmente nel noccioleto, e poi sul ripido pendio in parte erboso del Miale dei Marazza, a fianco (est) la bella cimetta del Türi (toponimo usato localmente per questa sommità), che alle sue spalle nasconde un tratto probabilmente molto impegnativo, che scende verso le cime dei Lagarej.
Siamo intorno ai 1350 m. e saliremo fin quasi ai 1500 m. seguendo la cresta, questo tratto è veramente molto panoramico, sulla Valbella e la Val Mastallone (e anche il meteo nuvoloso contribuisce a creare una certa atmosfera...); dopo una prima risalita, mentre in basso sulla destra si ammira la zona della Culatta (Culaa) dove passeremo al ritorno,
si arriva su un breve tratto molto tranquillo da dove si vede in lontananza la nostra meta, mentre le nuvole si sono fortunatamente alzate di quota, anche qui sono presenti pendii erbosi, siamo nella zona del Miale S. Anna.
Proseguiamo in attesa di arrivare al passaggio chiave del quale aveva informato Renzo, e infatti (foto 43), ecco un "ostacolo" che sbarra il percorso... dall'alto si ha la conferma che si traversa sulla sinistra della dirimpettaia cima, si scende prima alla selletta a circa 1450 m. (poggiando un poco sulla destra oppure sulla sinistra), e si scende per raggiungere un primo tratto roccioso seguito da un pendio erboso, percorsi non difficili ma esposti, poi si risale al successivo
colletto da dove si ritorna sulla cresta (si può poi tornare indietro sulla cresta per vedere il tratto precedente, foto 51 e 52).
Il tratto successivo è un poco accidentato ma senza particolari difficoltà, qui si trovano prima un foro nella roccia certamente di opera umana (foto 59), molto probabilmente qui era infisso un supporto di ferro quale ancoraggio per un filo col quale si mandava a valle l'erba o il fieno qui raccolto, e poi su una placca, una tacca poggiapiedi; infine si sbuca presso una selletta a circa 1490 m. sovrastata dalla Cima Turrio dove arriva il sentiero segnalato 579 che sale dalla Giavina Lunga, e che seguiamo per un breve tratto per deviare a destra al rudere panoramico dell'Alpe sulle Loccie 1520 m.
Dall'Alpe sulle Loccie si traversa verso est alla successiva selletta (con qualche pausa per osservare il sottostante versante...), e poi inizia una relativamente lunga discesa a fianco della notevole
parete rocciosa sulla sinistra, si supera un bel canale dove troviamo residui di slavine e risaliamo a un colletto a circa 1400 m. dove si trovano i ruderi azzerati (o sedime, come si usa dire da queste parti...), di un piccolo baitello, in seguito il percorso diventa un poco più complicato e bisogna risalire (senza lasciarsi "tentare" in un paio di punti invitanti, dal traversare, in questa occasione non perdiamo tempo visto che Dario era già passato da queste parti), in ogni caso basta cercare i tagli che sono presenti sul percorso.
Proseguendo si inizia a vedere lo sperone del Gatto, si traversa a ritroso su una cengia, e sotto la parete passiamo presso la balma, infine un'ultima salita sul prato permette di raggiungere finalmente la "mitica" Alpe del Gatto a 1564 m. posta in una posizione panoramica e solitaria, vale certamente la pena giungere fino a qui...
Da Valbella inferiore a qui, calcolare dalle 4 alle 5 ore.
immagini ↑→
- Discesa a Forgnone :
Dopo una pausa (anche per cercare di apprezzare al meglio questo luogo, mentre Dario va a dare una occhiata al versante, non visibile dal Gatto, che permette di accedere ai pendii che salgono alla Bocchetta d'Emra), iniziamo la discesa sui ripidi prati verso il canale del Rio del Mialetto (da quel che si vedeva dall'alto, era anche l'unico punto in cui era possibile la discesa...), più in basso, dopo un tratto nell'immancabile noccioleto, si scende presso il canale del Rio del Mialetto (toponimo riportato sulla OSM), dopo il saltino di foto 10 si traversa gradualmente sulla destra "ovest" per
raggiungere la dorsalina che scende verso il Testone del Forgnone che fa da riferimento (questo è forse l'unico tratto un
po' "incerto" che comunque sarebbe problematico in caso di scarsa visibilità se non si conosce bene la zona...
Durante la discesa si nota, guardando a ritroso, che il Sasso che sorregge i prati del Gatto, si presenta come una vera e propria slanciata cima... un
ultimo tratto sulla dorsale e arriviamo alla sella a circa 1300 m. posta a nord del testone del Forgnone; a questo punto si presentano due possibilità per continuare la discesa e la logica suggerisce che, visto il numeroso gruppo, la
cosa migliore sarebbe dividersi in modo da poter verificare entrambi i percorsi, percorsi che comunque non fanno prevedere particolari difficoltà.
Mentre Dario, Corrado e Francesco scendono a sinistra (est) verso Bunda e Paiarelli (vedi le ultime foto della galleria), per poi tornare passando da Crosaccia e Forgnone, Andrea ed io scendiamo sulla destra per l'inizialmente ripido canale della Bonda delle Ortiche, che in basso diventa più tranquillo e con maggiore presenza di piante, si scende poggiando preferibilmente sulla sinistra e in basso si trova un muretto presso il canale, probabilmente arrivavano qui dall'Alpe Forgnone a prendere l'acqua... un ultimo traverso sulla sinistra nella bella faggeta, e si
sbuca esattamente presso i ruderi dell'Alpe Forgnone a circa 1145 m. già visitata nel giro precedente (quando però non avevamo visto la stufetta dell'alpe...).
Il resto del percorso ricalca quello fatto all'andata durante la precedente visita in Valbella, da Forgnone scendiamo al torrente dove si guada presso la Lama delle Piavatte, poi si traversa sulla Cengina Brutta e si arriva al colletto della Culatta (la Culaa) che personalmente trovo uno dei luoghi più suggestivi della Valbella...
Traversiamo all'Alpe Guletto da dove proviamo a dare una occhiata a un possibile percorso che, traversando il versante a mezzacosta, raggiungerebbe il sentiero segnalato che scende dai Selletti, ma non trovando tracce certe (e anche perchè la stanchezza si faceva ormai sentire...), lasciamo perdere e scendiamo al torrente dove per proseguire sono necessari alcuni guadi, ma l'acqua non crea problemi, si giunge infine al tratto
attrezzato che poi conduce all'incrocio col sentiero segnalato 580 che, passando Da Rivaccia, conduce a Valbella superiore (molto piacevole in questa occasione con la luce del sole che illumina parte della zona...).
Tempo per la discesa, calcolare circa 4 ore (escluse le divagazioni, avendo già una qualche conoscenza della zona).
Difficoltà EE/F Maggio 2021
Vedi anche il report di Corrado su : itinerAlp
immagini ↑→