Per il tratto iniziale di questa escursione, con Andrea e Francesco, saliamo lungo il percorso già seguito in precedenza durante questo giro, con però alcune varianti : seguiamo la mulattiera iniziale integralmente (senza fare le usuali scorciatoie...), in modo da passare anche dalla Cà del Meneghin, poi una volta raggiunte le baite del Bufferun invece di salire a Cinambodo seguiamo il sentiero che traversa verso est in direzione di Zevi, fino a un bivio dove si continua lungo il sentiero sulla sinistra che traversa in piano, e poco dopo un ponticello di tronchi giunge ai ruderi di Casa Pissi ca. 600m.
Da Casa Pissi saliamo direttamente il versante verso la fascia rocciosa del Grund, presso la quale traversiamo su tracce di animali verso destra (ovest), il percorso è a tratti esposto su terreno con erba scivolosa, e non si trovano tagli; tagli che invece sono presenti più avanti, sul più "comodo" versante raggiunto durante la precedente visita, alla fine perciò conviene salire da Cinambodo al Grund...
Seguendo il sentiero evidente (vedi il precedente giro : Link), si sale dal Pass del Vadet all'Alpe Auliga 1045 m. e poi si traversa all'Alpe Spighi 1150 m. dove, durante la precedente visita, avevamo notato un sentiero che entrava nella valle del Blet, sentiero che si trova salendo a monte di Spighi traversando nel contempo verso ovest portandosi sulla dorsalina.
Il sentiero è evidente (sono presenti tagli) e traversa il ripido (e a tratti esposto...) versante raggiungendo il solitario Casot del Casciadur... 1230 m. il cui utilizzo lo si comprende dal nome, questo non
era certamente un terreno per il pascolo degli animali.
La traccia prosegue diventando meno evidente, ma il percorso è, alla fine, obbligato; il riferimento da raggiungere è la frana in uno dei canali laterali del Rio Blet, frana che si vede da lontano; superando qualche tratto con ghiaccio giungiamo alla frana che si deve discendere per traversare sull'altro versante sotto le rocce, poi si risale su terreno ripido cercando i radi tagli.
Si arriva così ai ruderi dell'Alpe Tàverna 1370 m. un altro di quegli alpetti situati in luoghi impervi e scomodi, per i quali oggi sarebbe inimmaginabile pensare di vivere qui, anche solo per un paio di mesi l'anno...
Sopra i ruderi di Tàverna cerchiamo i radi tagli trovando anche saltuarie tracce di sentiero, più in alto perdiamo le tracce che probabilmente portavano a salire più a destra (ovest), e procediamo direttamente lungo il sempre ripido versante (dopo aver messo i ramponi, vista la neve presente e il terreno gelato).
Per raggiungere la tranquilla dorsale superiore ci sono due possibilità (entrambe seguite in
questa occasione), salire un canale sulla destra delle rocce soprastanti, oppure salire proprio verso le rocce dove si trovano i passaggi su erba, roccette e piccoli canalini che
permettono di superarle, e alla fine si giunge su terreno meno ripido dove, sulla sinistra (est), si vedono poco lontano i ruderi dell'Alpe Ecalti a ca. 1520 m.
Ancora un tratto in salita e si sbuca sulla dorsale (a ca. 1600 m.) che poi prosegue verso la Cima delle Tre Croci, presso l'Alpe Rossombolmo (Russumbolmo); una breve pausa panoramica, e poi si segue per un breve tratto la stradina (è forte il contrasto tra l'ambiente salito e questo tratto
sull'asfalto...), lasciandola per il sentiero che traversa alla Cappella del Buon Pastore 1551 m.
Alla Cappella si lascia il sentiero segnalato per traversare sulla sinistra verso la quota 1565 m. (che non abbiamo salito anche per mancanza di tempo), traversiamo a destra (est) della cimetta dove ci sono due ruderi che potrebbero essere quelli dell'Alpe Fenore oppure anche costruzioni relative alla Linea Cadorna, poi con
percorso libero raggiungiamo la dorsale dove troviamo un sentierino segnalato da frecce di plastica rosse inchiodate sugli alberi... (il sentierino certamente arrivava dalla quota 1565 m.).
Seguiamo le indicazioni che portano a scendere lungo la bella dorsale nella faggeta, poi si traversa sulle destra raggiungendo la costruzione in cemento dell'acquedotto (e relativo tubo), e la mulattiera che porta alla Capanna Legnano 1287 m. scendiamo all'Alpe Pacusboda 1078 m. poi a Solitudine, Magigè e Zevi dove, poco più a monte, si vede la baita di Cà d'la Loja.
Continua la discesa verso La Villa, prima però "troviamo" grazie a Francesco, qualcosa di nuovo che era sfuggito durante la
precedente vista, la panoramica Cappella d'la Lanca...
Giunti a Campaccio (Campasc) traversiamo al Santuario della Madonna d'Oropa di Migiandone ormai all'imbrunire, e lungo la Via Crucis ritorniamo a Migiandone.
Tempo per questo giro poco più di nove ore, difficoltà EE
Gennaio 2019
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