Ritorno in Val Quarazza per una "remunerativa" e piacevole escursione avente due principali motivi di interesse, la visita ai tre nuclei dell'Alpe Montevecchio (che ancora mi "mancavano" in quella valle), e il passaggio che permette di traversare a 2385 m. la bella e affilata cresta nord-ovest del Pizzo di Quarazzola, il Passo del Buco (così chiamato perchè si deve passare proprio in una sorta di "buco" sulla cresta...).
Un passaggio poco conosciuto e frequentato solo da alcuni cacciatori, che si è rivelato interessante anche per il suggestivo ambiente circostante, in una giornata fresca di fine estate in cui solo le cime più elevate erano nascoste dalle nubi.
(Qui sopra,
una immagine della zona visitata ripresa ad agosto 2017 durante l'escursione al Pizzo Nero e al Pizzo Bianco; sulla destra la cresta del Passo del Buco che vista dall'alto appare poco significativa, ma una volta sul posto le cose cambiano...).
Con Andrea partiamo da Borca ca. 1200 m. (se non si trova posto auto a fianco della strada poco dopo il "nucleo storico" dell'abitato, si può proseguire per Isella da dove, col percorso B00c, si può traversare verso la Val Quarazza), scendiamo a Fornarelli e dopo il ponte sull'Anza si sale lungo la mulattiera che conduce a Quarazza e al rinomato Lago delle Fate 1315 m. tranquillo e solitario alla mattina presto, in attesa dei turisti che sempre numerosi giungono da queste parti...
Seguiamo il percorso della GTA per il Turlo fino al ponte in zona Pra dei Lanti, poi proseguiamo sull'altra sponda del Torrente Quarazza fino alla zona in cui saliva il vecchio sentiero per gli alpeggi di Montevecchio che è riportato sulla CNS del 1963 (Link), questo può fare da riferimento per la salita anche per il fatto che sul terreno non abbiamo praticamente trovato tracce del vecchio sentiero (salvo forse in un breve tratto iniziale, dove pareva di individuare un paio
di tornanti tra la fitta vegetazione...), in ogni caso si sale faticosamente sul versante sinistro idrografico del Rio Montevecchio cercando il percorso migliore e seguendo se possibile, le poche e vaghe tracce di animali.
La salita è stata piuttosto disagevole più che altro per il fatto che la fitta vegetazione era bagnata a causa della pioggia caduta la notte precedente, e dopo solamente pochi metri eravamo già fradici... naturalmente la salita di questo versante può essere consigliata solo ai soliti pochi "amatori" di questo genere di percorsi, una possibile alternativa (che però esclude la visita agli interessanti nuclei dell'Alpe Montevecchio), è quella di seguire la mulattiera per il Passo del Turlo fino alla zona dell'Alpe Schena, poi proseguire lungo il percorso verso il Colle della Bottigia fin verso i 2200/2300 m. e quindi traversare l'altopiano verso
nord-est in direzione della cresta nord-ovest del Quarazzola.
Una volta raggiunta la zona sopra ai salti del Rio Montevecchio (salti che si vedevano guardando dal basso), si traversa tra i rododendri verso il rio cercando il punto migliore in cui guadare (in questa occasione a circa 1730 m.), e poi si risale il versante opposto traversando nel contempo verso i 1795 m. dell'Alpe Montevecchio di sotto. Fino a qui da Borca, circa 3 ore.
I tre nuclei dell'Alpe Montevecchio si sono rivelati più interessanti del previsto... a Montevecchio di sotto presso i ruderi si trova un grosso masso su cui si legge (parzialmente) una data (191?) e si vede la tipica incisione dei minatori con delle iniziali tra gli attrezzi da lavoro incrociati, nei pressi si trova una balma ancora in ottime condizioni, mentre a monte dei ruderi presso le rocce, notiamo un muretto e naturalmente andiamo a vedere... si tratta di un sentiero costruito che sale e poi traversa su una cengia raggiungendo la zona delle "Locce", un sentiero che consentiva così di utilizzare anche i pascoli presenti in quella zona.
Ritornati sul versante sopra i ruderi dell'alpeggio, proseguiamo la salita lungo il fianco del versante dove inizialmente si trovano ancora tracce del vecchio sentiero, guardando il versante opposto della Val Quarazza naturalmente si nota la cascata della Pissa e anche l'Alpe omonima (visitate in un precedente giro : Link), poi la cresta del Pizzo Nero (salita in un precedente bel giro : Link), mentre le cime che fanno da corona alla valle rimangono spesso nascoste dalle nuvole, comunque si nota bene il Pizzo Montevecchio, il Colle del Piccolo Altare e la cresta del Corno Piglimò, anche la zona del Passo del Turlo, mentre i Corni di Faller si sono liberati della nubi solo mentre scendevamo al ritorno...
Si raggiunge in seguito un pianoro dove nei pressi si trova una piccola balma e a monte, sulla destra, i ruderi di Montevecchio di mezzo 2000 m. (questo nucleo non è riportato sulle mappe), continuando la salita su terreno sempre più aperto, raggiungiamo la grande baita (ora rudere) di Montevecchio di sopra 2121 m. si tratta di uno degli alpeggi più "alti" di Macugnaga, a quote più elevate di Montevecchio ci sono solamente gli Alpi Ligher e Stenigalchi.
Più in alto altri ruderi e una grande balma che si capisce essere stata utilizzata dai cacciatori; proseguiamo la salita avendo sul fianco sinistro la bella cresta nord-ovest del Quarazzola, mentre dalla parte opposta si estende il vasto altopiano, e da
questo punto di vista si comprende quanto sia vasta la Val Quarazza...
Salendo il terreno cambia e aumenta la presenza della roccia, con giavine e alcune grandi e piacevoli (da percorrere) piodate e infine ci avviciniamo al bel tratto di cresta che abbiamo ammirato durante la salita,
e un ultimo pendio erboso conduce ai 2385 m. del Passo del Buco
dove un enorme masso presenta appunto una apertura che permette il
passaggio. Fino a qui da Borca, poco più di 6 ore.
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Da segnalare che sulla Mappa Rabbini di Macugnaga (dove l'Alpe Montevecchio era chiamato Montveg), la cresta nord-ovest del Pizzo Quarazzola è nominata come Costa di Montveg, come se la stessa fosse collegata direttamente al Pizzo Montevecchio, mentre del Pizzo Quarazzola non vi è traccia su quella mappa... un'altra "incertezza" riguardo la cresta principale di questa zona è riferita al Palone del Badile, per il quale non è certo quale sia la "vera" cima... per molti si tratta della quota 2675 m. importante perchè nodo orografico e facilmente raggiungibile dal Passo della Miniera, per altri invece è il punto più elevato di questo tratto di cresta, la quota 2707 m. uno degli arditi spuntoni che si trovano più a sud-ovest e che sono anche difficili da salire...
La zona del Passo del Buco è veramente "scenografica"... molto belle le affilate cime della cresta che penso nessuno abbia mai salito, a sud del passo una enorme "pioda" inclinata sale diventando alla fine una puntina
che si protende nel vuoto, è molto caratteristica in particolare guardando da lontano, dove appare meno ripida di quello che è (infatti avevo anche pensato di provare a salirla almeno per un tratto, ma è troppo ripida...).
Guardando nel buco si vede il sottostante versante della Val Quarazzola dove sono presenti gli alpeggi omonimi e la zona delle miniere, una colorazione diversa tra le varie tonalità di grigio delle rocce attira l'attenzione, il teleobiettivo rivela che si tratta di una yurta... posta presso i ruderi delle costruzioni utilizzate dai minatori, si tratta della yurta mongola (Link) di Alex che staziona qui per qualche tempo con la famiglia e i suoi animali, e che conosceremo in seguito una volta raggiuntala.
La discesa dal buco in verità è stata un poco più "delicata" di quello che si era supposto avendo guardato alcune immagini riprese negli anni precedenti durante i giri in zona (quando in verità ancora non sapevo dell'esistenza di questo passaggio...), i detriti nella parte alta sono instabili, poi scendendo si arriva su un "poggio" erboso dove la piodata sottostante appare infida (era anche bagnata) e non percorribile, a meno di mettere una corda, però si vede la possibilità di traversare sul fianco sinistro aggirando così il tratto più impegnativo, poi più in basso un ultimo tratto ripido sull'erba conduce alla giavine sottostanti.
Naturalmente se le condizioni non sono buone, neve, ghiaccio o roccia bagnata, questo tratto diventa più insidioso; continuiamo scendendo tra grossi massi che sono risultati poco piacevoli da traversare (a differenza di quelli trovati in salita prima di arrivare al passo), ma alla fine usciamo dalla zona scomoda e su terreno più tranquillo (dopo una "meritata" pausa), proseguiamo la discesa verso la yurta e il sentiero segnalato B33 che arriva dal Passo della Miniera (vedi questa pagina); lungo il percorso passiamo da un poggio con i resti del basamento della stazione intermedia delle teleferica che portava il materiale estratto a valle, guardando a monte si vedono le colate di detriti di colore rossastro che indicano la zona mineraria.
Continuiamo la discesa traversando il versante senza difficoltà con percorso piacevole, in seguito
troviamo anche il sentierino creato dalle mucche di Alex salite a pascolare su questi pendii apparentemente poveri d'erba, e infine raggiungiamo i ruderi delle costruzioni dei minatori a 2121 m. accolti da Alex che ci intrattiene piacevolmente
raccontandoci la sua attività, in particolare il modo forse un poco "inusuale" con cui tiene i sui animali, praticando costantemente la transumanza e il pascolo vagante, molto bello anche il fatto che stia qui con la famiglia nella sua yurta... Link alla sua attività : www.vakevaka.com
Ripresa la discesa lungo il sentiero segnalato, passiamo a 2020 m. dai ruderi dell'Alpe Quarazzola di sopra, e più in basso traversiamo il Rio Quarazzola a
poca distanza dai prati di Quarazzola di sotto, in seguito con
un relativamente lungo traverso sulla sinistra, scendiamo a Crocette da dove torniamo al Lago delle Fate (naturalmente affollato di turisti), e infine a Borca.
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