Ritorno nella Valle Strona di Postua per visitare alcuni dei numerosi alpeggi abbandonati presenti in questo relativamente vasto territorio, in particolare l'Alpe Cassiogn (Cassiogno) si trova su caratteristico pianoro visibile anche da lontano, dove i prati di un tempo sono ormai completamente coperti dalle felci, pianoro da dove inizia la lunga e tormentata cresta verso la cima del Cugnolaccio, e per merito della sua posizione "centrale" permette una bella visione panoramica in particolare del versante nord-est (Sella Bassa, Denti di Valmala, Castello di Gavala, Luvot...), e verso sud-ovest il variegato versante che sale al Monte Barone, mentre il proseguimento della valle che dall'Alpe Panin sale verso il Badile, risulta nascosto alla vista dalle dorsali che scendono dalla cresta del Cugnolaccio..
- Gesiola e Disiola...
Le mappe riportano il toponimo Gesiola riferito a due degli alpeggi visitati (e anche al vicino torrente), ma come spesso accade il giusto nome è un altro, per la gente del posto si tratta di Disiola... uno dei numerosi "piccoli" errori dei cartografi, dovuti magari al fatto di voler "tradurre" in ogni caso il nome dialettale in italiano, oppure a semplici svarioni come notato ad esempio in un recente giro da Crevola Sesia dove un torrente incontrato lungo il percorso il cui nome è sempre stato Croso Pacalotto, è diventato sulle mappe moderne Corso Pacalotto... il prefisso croso è abitualmente usato in Valsesia per riferirsi a un torrente, l'errore in questo caso è dovuto magari un correttore automatico, oppure un addetto che conosce poco o nulla delle zone rappresentate nelle cartine a cui sta lavorando ha deciso arbitrariamente di cambiare questa parola per lui strana... il vero problema è che una volta scritti o stampati, questi nomi diventano difficilmente modificabili; naturalmente i toponimi si sono sempre modificati ed evoluti nel tempo, e questo è accettabile,
purché la modifica abbia una motivazione sensata.
In questa occasione i suffissi di Disiola (Gril e Badina), sono riferiti ai soprannomi del pastore o della famiglia che li caricava, l'uso dei soprannomi era piuttosto diffuso in passato in molte zone.
Per i toponimi ed altre interessanti informazioni su questa bella e trascurata valle, dobbiamo ringraziare Gian Paolo di Postua che, oltre ad essere la "memoria storica" del luogo, fa anche diciamo da "aggregatore" di informazioni che altre persone della zona hanno piacere di condividere.
Con Andrea partiamo di buon ora dal solito parcheggio poco dopo l'abitato di Roncole di Postua, procedendo lungo l'ormai ben conosciuto percorso che porta verso la zona di Pian dei Fort (per questo tratto, vedi i giri precedenti : Alpi di Gavala e Sella Bassa); in questa occasione però non raggiungiamo Pian dei Fort, ma subito dopo il primo guado del Rio Gesiola, seguendo una traccia sul suo fianco sinistro idrografico, poco oltre traversiamo nuovamente il torrente per salire proseguendo sulla destra (nord) lungo tracce di sentiero che portano ai ruderi inferiori di Disiola del Gril circa 830 m. preceduti da alcuni muretti ricoperti di muschio verde che risalta in questo periodo di colori autunnali... fino a qui dalla partenza, circa 2 ore.
Si sale nel bosco soprastante e poggiando un poco sulla sinistra si arriva al nucleo superiore e più importante, di Disiola del Gril a circa 900 m. dove numerose (almeno una dozzina), erano le baite presenti in questo alpeggio, d'altra parte se si prova ad immaginare questo versante come poteva essere un tempo quando il bosco non era presente, si può capire che i pascoli erano relativamente estesi.
Dai ruderi sale e traversa verso una traccia evidente (tagli) che porta sulla dorsale dove, a circa 950 lasciamo il sentiero (qui ritorneremo dopo la visita a Cassiogn), per salire la dorsale (tracce e tagli), il percorso si fa via via più panoramico grazie anche alla limpida e mite giornata autunnale, in seguito il percorso traversa sulla destra per aggirare un tratto roccioso, però non ci avvediamo di questo (lo seguiremo al ritorno...), e proseguiamo lungo la crestina che diventa rocciosa, poi superando un tratto esposto ed interessante ritroviamo, sopra le rocce, i tagli del giusto
percorso.
Con percorso sempre piacevole lungo la crestina, si inizia a vedere in alto, il prato coperto di felci di Cassiogn i cui ruderi si trovano in basso vicino a un caratteristico frassino le cui foglie sono ancora verdi (unico albero in questa zona, e perciò si nota...), il rudere principale si trova proprio
all'ombra del frassino a 1250 m. più a monte si vedono altri muretti ormai soffocati dalle felci; da segnalare la presenza di acqua nelle vicinanze, acqua che probabilmente non sarà sempre presente, sul bordo inferiore del prato di felci, traversa una traccia di
animali, traccia visibile anche sulle foto aeree della zona. Dalla quota 950 m. a Cassiogn, circa 1 ora.
Saliamo il versante dove le felci sono fortunatamente abbastanza schiacciate sul terreno (in estate naturalmente non è consigliabile una visita su questo tipo di terreno), cerchiamo eventuali altri ruderi ma non ce ne sono, e iniziamo la salita della ripida cresta che prosegue verso la lontana cima del Cugnolaccio, questo tratto di salita permette di ammirare i suggestivi e attraenti versanti che salgono verso le creste.
La lunga e tormentata cresta che sale al Cugnolaccio è conosciuta localmente come Cresta di Celogn, dove Celogn nel dialetto locale significa "cenere" e questo è dovuto al fatto che era usanza bruciare l'erba secca presente su questi ripidi versanti in modo che rinascesse poi erba più tenera ed appetibile per gli animali.
Superata poi una gobba e salito il pendio successivo, ci troviamo di fronte un intaglio che si può raggiungere con un giro sulla destra (nord-est), ma per continuare
la salita bisognerebbe superare un tratto roccioso verticale che non è alla nostra portata... allora decidiamo di scendere per il ripido e stretto canalino a sud-ovest che conduce all'inizio dei pendii erbosi di questo versante, traversiamo per un tratto sotto le rocce ma poi un profondo canale impedisce di proseguire, e allora traversiamo in direzione opposta cercando un modo di tornare a Cassiogn (il cui verde frassino, laggiù in fondo, fa da riferimento), e alla fine risaliamo per un tratto ritornando sulla cresta percorsa in salita; una divagazione diciamo "inconcludente" che comunque è stata interessante e spettacolare per merito dell'ambiente circostante...
Ridiscesi a Cassiogn scendiamo lungo il percorso seguito in salita (questa volta aggirando il tratto roccioso), e a 950 m. seguiamo verso ovest il sentiero (tagli) che traversa il versante (con anche dei tratti in leggera salita), e poi scende a collegarsi con l'unico percorso "ufficiale" della zona, il sentiero H20 che sale all'Alpe Panin, in questa occasione però (vista anche l'ora ormai tarda), scendiamo verso sud-est avvicinandoci al torrente e troviamo un bivio, seguiamo il sentiero non segnalato (e meno frequentato) sulla destra che, superato un canalino, conduce al corposo nucleo di baite dell'Alpe Disiola del Badina 826 m. poste su un pianoro nei pressi del torrente, il Rio Panin.
Dalle baite si traversa in piano verso est e si trova un altro sentiero che prosegue sul fianco del torrente e torna a collegarsi nuovamente col percorso H20 (cartello all'incrocio); in seguito si giunge alla zona in cui il Rio Panin si collega col Rio Gavala diventando così il Torrente Strona, un ponte permette di superare il Rio Gavala e si prosegue passando presso il nucleo inferiore dell'Alpe Aigra (che ancora non avevamo visto), infine si torna a Roncole lungo il solito (e sempre abbastanza lungo...) sentiero percorso all'andata.
Tempo per questo giro, circa 10 ore. Difficoltà EE
Ottobre 2020
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