Dopo la precedente prima visita nella interessante (ed estesa...) Valle Strona di Postua (alle Alpi di Gavala : Link), ritorniamo per una lunga escursione che da Roncole porta alla Sella Bassa, valico di comunicazione (naturalmente da lungo tempo non più utilizzato), con la Valsesia, e precisamente il versante della Valmala.
Una escursione inizialmente piuttosto "incerta" viste le previsioni meteo non sicure e invece la certezza di trovare un ambiente molto "bagnato" viste le piogge cadute fino a poche ore prima, ma appena partiti da Roncole già si vedeva che la giornata stava diventando rapidamente limpida e gradevole, e il "bagnato" non ha creato problemi, in alto la bassa vegetazione è asciugata in fretta.
La giornata limpida ha reso spettacolare la parte alta del percorso, dove perfino l'erba secca è diventata affascinante e suggestiva assumendo, illuminata dal sole, un vivido colore dorato.. un ambiente solitario e selvaggio, inaspettato, e anche per questo la visita di questa variegata valle è stata veramente meritevole.
Guardando le immagini di questo giro dopo la zona dell'Alpe Balmella, si comprende che l'estate non è certamente il periodo adatto per salire alla Sella Bassa, le felci e l'erba alta renderebbero il percorso ancora più faticoso e disagevole, non permettendo così di apprezzare come meriterebbe una escursione in questa solitaria e silenziosa valle...
Per la prima parte di questo giro, il percorso è lo stesso seguito durante la prima visita in questa zona con obiettivo le Alpi di Gavala (vedi : questa pagina, e per questo riporto la medesima descrizione), fino a Pian dei Fort, con la sola differenza che con l'auto siamo arrivati fino al termine della strada (cancello) dopo Roncole di Postua, dove il proseguimento sulla sterrata è riservato ai residenti ed agli aventi permesso.
Entriamo (con Andrea), nella lunga ed estesa valle seguendo inizialmente la stradina sterrata, sentiero H20 per l'Alpe Aigra (il "Sentiero dei Partigiani", vedi la pagina sul sito del CAI Valsessera : Link), passiamo inizialmente presso la Cappella di San Martino dove si vede ancora una parte del vecchio affresco; lo sterrato termina al Ponte Rosso 557 m. (fino a qui, circa 30 minuti), dove sulla destra continua il sentiero segnalato H20 che poi traversa alcuni canalini laterali su degli interessanti e vetusti ponti in legno, e si passa di fronte alla bella zona dell'Alpe Morcei 678 m. (situata sull'opposto versante del
torrente).
Dopo le lapidi a ricordo dei Partigiani si continua con qualche apertura panoramica sulla valle, passando dalla cascatella chiamata Pissa da l’Alba, poi la parete strapiombante della Balma Storna e infine si raggiungono i ruderi dell'Alpe l'Aigra 740 m. dove si può ammirare il soffitto "a volta" della cantinetta che ancora resiste al trascorrere del tempo; dai ruderi (abbandonando il sentiero segnalato H20), si scende a guadare il
torrente
che si segue per un tratto, sulla sinistra sale un tratto di sentiero "costruito" che permette di superare uno sperone roccioso, e poi si scende a superare il Rio Gesiola che qui forma una bella pozza.
Entrati in Val Gesiola e seguendo la traccia sulla destra si giunge in breve a Pian dei Fort 814 m. dove, alle spalle delle costruzioni, sale l'evidente sentiero (tagli) che rimane sul versante sinistro idrografico del torrente, proseguendo si arriva al secondo guado sul Rio Gesiola e si passa sul versante destro idr. (qui in ogni caso, non si può proseguire rimanendo sul versante sinistro), una breve risalita e si arriva al prato dell'Alpe Balmella di sotto circa 900 m. un luogo molto piacevole, solitario ed appartato, con la baita ristrutturata illuminata dal sole, e protetta alle spalle da un bel sperone roccioso.
Traversando sulla destra verso il torrente lo si supera nuovamente ma
questa volta su un ponticello, sul quale si vede a valle, il regolare canale scavato dallo scorrere dell'acqua nel tempo, mentre a monte il rio scende con belle cascatelle, risalendo sul versante opposto si giunge a Balmella di sopra circa 900 m. (fino a qui dalla partenza, circa 2 ore e mezza), anche qui una baita è stata sistemata e il luogo appare molto tranquillo e piacevole, sono gli ultimi avamposti dell'attuale "civiltà", da qui in avanti risalendo la valle, è ormai rimasto veramente poco della passata attività degli alpigiani in questa zona...
Si prosegue traversando nel bosco alle spalle dell'alpe passando presso le rovine di alcune costruzioni, si sale (traccia del vecchio sentiero e tagli, poi si trovano in seguito anche segni di
vernice rossa che saranno di aiuto quando la traccia di sentiero non sarà più visibile, abbiamo trovato
anche un paio di segni di vernice gialla che probabilmente risalgono ad un periodo antecedente), superando una giavina si arriva ad uno dei tratti più interessanti della salita, una cengia che traversa sul fianco sinistro idr. del profondo e dirupato canale sottostante, si trova un tratto attrezzato con una corda
metallica, e si vede anche un vecchio fittone che probabilmente ai tempi
sorreggeva le pontegge in legno, e poi alcuni gradini scavati nella roccia; questo tratto non presenta particolari problemi o difficoltà, occorre naturalmente la usuale attenzione e prudenza, specialmente nel caso di terreno bagnato (come in questa occasione, all'andata), o gelato.
Superata la cengia si giunge su un piccolo poggio dove si trova un masso con ometto e una betulla con segno rosso, qui bisogna scendere e traversare (con attenzione, passaggio infido), sotto un roccia scura poi si ritrova il sentiero, e si prosegue la salita su terreno a tratti ripido ma senza problemi, a parte la presenza della vegetazione (erba e felci), che rendono il percorso un poco più faticoso; salendo si può ammirare l'affascinante e dirupato versante opposto del vallone, versante che sale alla frastagliata cresta del Cugnolaccio.
In seguito, su terreno più aperto scompaiono i segni di vernice e si trova qualche ometto, il traverso in salita conduce al passaggio di un canalino laterale su una cengetta rocciosa e poi si trova l'unico tratto di sentiero "costruito" con alcuni gradini e un muretto seminascosti dall'erba alta, e si arriva in vista della congiunzione dei due canali principali del versante, bisogna scendere verso la giavina di fronte (che si supera in alto), poi si trova un tratto disagevole per la presenza di rovi, e infine una successiva colata di grossi massi (ometto), porta a scendere al canale che scende dalla destra (est) dove si vede chiaramente una sorta di
rampa con vegetazione che sale traversando sulla sinistra, mentre sulla destra sale un profondo e molto "scenografico" canale tra
alte pareti rocciose... (fino a qui dalla partenza, circa 4 ore).
Saliti alla dorsalina (dove si ritrova inizialmente una piccola traccia), si continua la salita che diventa via via sempre più panoramica, e si arriva su un poggio dove si trovano i primi ruderi dell'Alpe Montàa a circa 1240 m. miseri ruderi (come quelli superiori), che appaiono abbandonati da lungo tempo, piccole tracce di un tempo e di un modo di vita ormai molto lontano... proseguendo la salita si giunge al nucleo principale dell'Alpe Montàa a circa 1280 m. dove i ricoveri sono stati costruiti al riparo sotto una parete rocciosa, parete che si aggira sulla sinistra dove, tra l'erba, si intuiscono chiaramente i tornanti del vecchio sentiero.
Continuando la salita sulla dorsale si trova a circa 1380 m. l'ultimo piccolo rudere e tra le felci,
sostituite poi più in alto dall'erba a tratti alta, si prosegue con percorso piuttosto libero poggiando gradualmente sulla destra in direzione della soprastante Sella Bassa (che salendo, si vedeva appunto in alto sulla destra), con percorso sempre più panoramico guardando a ritroso sulla lunga e variegata valle percorsa, la cresta del Cugnolaccio ad ovest, e il versante che sale ai Denti di Valmala ad est, raggiungiamo finalmente la tranquilla dorsale della Sella Bassa 1609 m. (dalla partenza a qui, circa 5 ore e mezza).
La limpida giornata permette di ammirare il panorama verso le dorsali e le cime della Valsesia (anche se le sommità più elevate, sono già immerse nelle prime nuvole), sulla destra la Punta delle Gule salita dalla Val Gavala lungo la cresta dalla Punta di Sella Boera in quello che (per il momento...), è il più interessante giro fatto in quella zona : Link), la Sella Boera non è visibile dalla Sella Bassa, mentre sono inconfondibili i Denti di Gavala (Link); la sottostante Valmala appare, a differenza di quella risalita che è variegata e "contorta", regolare e simmetrica (ma quando si è "dentro" non è proprio così...).
Sulla Sella Bassa si nota il vecchio cartello del sentiero 22 (link al sito del : CAI Varallo), sentiero che comunque appare non molto evidente nel tratto iniziale, e il versante valsesiano (a nord), presenta naturalmente una diversa vegetazione rispetto ai pendii erbosi del versante risalito.
Una breve sosta e poi bisogna scendere, e la discesa risulta rapida solo nel primo tratto fino alla zona dell'incrocio dei canali superiori, poi il tempo richiesto non è molto diverso da quello della salita... conviene crearsi dei punti di riferimento durante la salita del versante superiore, in questo caso ad esempio un solitario faggio con ancora le foglie indicava la via, e in alcuni tratti, tra l'erba si riconosceva il percorso del vecchio sentiero.
Durante la discesa, mentre il sole tramontava dietro l'impervio versante destro idrografico della valle, si potevano ancora ammirare su quel versante, gli scenografici torrioni sospesi, forse inaccessibili...
Tempo per la discesa, circa 4 ore.
Per questo giro, circa 9 ore e mezza. Difficoltà EE
Ottobre 2020.
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