Dopo la visita alla valletta del Rio Turiggia (Link), ritorno in zona per visitare la valletta adiacente (a nord-est), dove scorre il Rio Mainasca con i suoi piccoli affluenti, il Mainasca (Mainasco sulla Rabbini), è il più "importante" tra gli affluenti del Torrente Agogna che scendono da questo versante.
Queste due vallette sono senz'altro le più interessanti della zona anche per la presenza di alcuni alpeggi in gran parte abbandonati, l'area è attualmente ricoperta in gran parte da un fitto bosco (in buona parte castagni) e i prati di un tempo sono quasi del tutto scomparsi, gli alpeggi erano stati tutti costruiti vicino alle sorgenti d'acqua, che naturalmente è fondamentale per gli animali e per gli alpigiani.
Come già scritto, la stagione migliore per visitare queste zone è la fine dell'inverno e inizio primavera, quando la crescita delle foglie sugli alberi non è iniziata o è minima, permettendo così una migliore visibilità.
Avendo le idee chiare sulla conformazione di questo territorio, si può anche uscire dai sentieri segnalati... a parte eventuali tratti ripidi, non ci sono particolari difficoltà di percorso (se non nelle vicinanze dei torrenti).
Difficoltà E/EE
Partenza da Colazza salendo alla Chiesa Parrocchiale dell'Immacolata e al vicino cimitero, la strada che lo affianca arriva alla Cappella (foto 3) con le caratteristiche indicazioni in alto (mano dipinta) verso Armeno e Ameno, pochi metri a sinistra inizia il percorso VE4 che è il più "diretto" verso la dorsale del Vergante che si segue in direzione nord, al secondo bivio si continua sulla sinistra lungo il percorso VS4 che scende nella Valle del Rio Mainasca.
Il percorso scende ai prati dell'abbandonata Alpe Cervec (prati dove l'erba è stata ormai soppiantata dalle felci), e si scende al Rio Mainasca che bisogna guadare almeno un paio di volte, e se l'acqua è alta ci possono essere difficoltà, poi si continua lunga una comoda stradina che traversa rimanendo più alta rispetto al torrente che continua serpeggiando sinuosamente prima di terminare nel Torrente Agogna.
La stradina continua passando presso la Masseria Bernaggia prima di curvare a destra raggiungendo la strada asfaltata Gignese - Armeno (seguendo per un tratto la strada asfaltata sulla sinistra si arriva in breve all'Americano dove sale il percorso VS2 nella valletta del Rio Turiggia).
- Gli alpeggi :
Quasi tutti gli alpeggi (escluso l'Alp di Bosciul), sono situati sul versante sinistro idrografico della valle, in questa occasione sono salito al primo alpetto (Girombello) dalla stradina che traversa in piano prima di scendere verso la Masseria Bernaggia, sul versante (che è piuttosto ripido) a fianco, dove si individuano ancora vaghe tracce di sentiero che traversano rientrando nella valle, intorno ai 600 m. trovo una traccia più evidente anche se gli arbusti rendono "scomodo" il percorso, e giungo a valle dell'Alpe Girombello che si intravede più in alto a 642 m. (chiamato Alpe Cantalupi sulla Rabbini, Cantalupi è un cognome presente a Sovazza e Armeno), posto in bella posizione con vista verso la dirimpettaia Sovazza (ma ora le piante nascondono in gran parte il panorama). Qui si può arrivare ben più "comodamente" dall'alto, traversando dal percorso VS3 a circa 676 m. nel punto in cui la stradina inizia a scendere più ripidamente.
Un alpetto interessante, in un luogo appartato che ha permesso di conservare alcune "tracce del passato" nonostante siano trascorsi ormai parecchi decenni dall'abbandono... il luogo in verità non è molto comodo, un piccolo pianoro che interrompe la ripidezza del
versante (sarebbe stato più agevole costruirlo più in alto), ma la ragione è chiara, la presenza di una sorgente in loco la quale però in assenza di manutenzione, contribuisce ad
accelerare il degrado della baita posta di fronte alla cascina/stalla (l'acqua è entrata in casa...).
Da segnalare (foto 15), una incisione (1867) su una pietra del muro della baita (cosa
piuttosto rara da queste parti...), la quale però è sottosopra... cosa già vista in altre occasioni durante i giri in montagna, questo naturalmente accaduto durante lavori di "ristrutturazione" forse perchè chi ha eseguito i lavori era analfabeta, o più probabilmente perchè non badavano a queste cose (come capita anche ai nostri tempi, in cui la gran parte degli escursionisti sembrano essere disinteressati a questo aspetto della montagna...).
A sinistra della baita si nota una traccia che traversa in piano, traccia che però è quasi completamente nascosta dagli arbusti (foro 20), ma dopo un tratto il sentiero diventa più pulito e raggiunge un'altra sorgente, continuo a traversare e la traccia di animali diventa più tenue ma quasi sempre visibile, si supera il solco del Rivo Sapalù (questo tratto è su terreno ripido che richiede cautela, da evitare con terreno gelato o dopo un periodo piovoso), si scende in una zona con alcuni piccoli pianori da dove risalgo raggiungendo una dorsalina, salendo si trova una sorta di stradina che sale comodamente, a un primo bivio si va a destra e al successivo a sinistra, e si arriva a quel che resta del prato dell'Alpe Marcantonio (Alpe Marcantoni sulla Mappa Catastale) che si vede più in alto a 710 m. anche questa è in stato di abbandono e circondata dalla bassa vegetazione.
Anche questo alpe si può raggiungere dall'alto, traversando in discesa lungo una pista che si stacca dal percorso VS3 a circa 703 m. (questo percorso che traversa dal VS3, come pure quello per Girombello, sono riportati sulla CTR).
Ridiscendo la dorsalina (la quale, più in basso, termina su una sorta di "pulpito" roccioso dove, volendo, sulla sinistra si può anche scendere al piano dove scorre il torrente), nella zona dove si trovano alcune piante cadute (come riferimento la foto 25), si continua verso destra superando il canalino successivo e poi si giunge su un versante abbastanza "bagnato", guardando in alto si notano alcune piante cadute e pare una zona adatta per trovare i due piccoli ruderi riportati sulla Mappa Rabbini, e infatti sono presenti i miseri resti dell'alpetto a 673 m. il cui nome credo sia ormai difficile da recuperare (anche qui si trova una sorgente).
Scendo il versante fino a una zona più umida dove rinvengo una traccia di animali che traversa verso destra (sud) mentre di fronte, più in basso, si intravede l'Alpe Cervec, il sentiero scende traversando sopra delle roccette (foto 42), raggiungendo un affluente del Rio Mainasca, il Rivo Cangello, e risalendo il versante opposto si arriva così all'Alpe Cervec 657 m. (Cervecchio) anch'esso abbandonato da tempo, la stalla è ridotta a rudere ma anche la baita è in pessime condizioni. Il toponimo dell'alpe sembra derivare da cerro vecchio, riferito a una grossa quercia (cerro), che un tempo era presente qui, il pascolo di un tempo è ormai stato sostituito in gran parte dalle felci, ai tempi erano presenti anche alberi da frutto, l'alpe fu abbandonato intorno al 1960.
All'estremità sud della Valle del Rio Mainasca, in alto, si trova l'Alpe del Bosco che è ancora in discrete condizioni e saltuariamente utilizzata, la si raggiunge facilmente scendendo dal percorso V00 (la dorsale del Vergante), in questa
occasione l'ho raggiunta lungo un piacevole percorso che traversa il grande bosco che si estende sul versante sinistro idrografico del Mainasca; dal percorso VS4 alla quota di 695 m. si trova una pista che entra nella valle traversando in leggera salita tra le piante di castagno, in seguito la pista diventa un sentiero che raggiunge la zona inferiore dei pascoli dell'Alpe del Bosco dove scende il torrente (che la Rabbini chiama Rivo Alpe Bosco, che poi più a valle diventa
Rio Mainasca), il sentiero prosegue traversando in piano sulla destra e raggiunge un'altra pista che scende sempre dal percorso VS4, in questa occasione invece sono sceso subito al rio risalendo poi il versante opposto passando presso il rudere inferiore (la zona è molto umida), e infine si giunge alle baite dell'Alpe del Bosco 761 m. (foto dalla 49 in avanti).
A sinistra c'è la sorgente dell'alpe, e salendo a monte delle baite il
panorama si apre verso il Mottarone e alcune cime della Valgrande...
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