Tra le miniere d'oro della Valle Anzasca, dopo quella (ben nota) di Pestarena, una delle più conosciute è quella "dei Cani" sopra San Carlo.
Il nome deriva dalla famiglia del capitano di ventura (al servizio dei Visconti), Bonifacio Cane che iniziò, nel periodo medioevale, lo sfruttamento delle miniere sopra San Carlo e Vanzone; intorno al 1400 ci fu una rivolta contro la famiglia Cane che fu cacciata...
Successivamente l'attività estrattiva riprese, fino all'inizio del XIX a cura della famiglia Borromeo, poi verso la fine dell'800 le miniere furono acquistate dalla nota compagnia inglese The Pestarena Gold Mining Company Ltd, nel 1902 vennero vendute alla ditta Ceretti che fu costretta a rivenderle allo Stato nel 1938.
Con l'esaurimento dei filoni, l'attività terminò definitivamente nel 1961.
La Miniera dei Cani offre anche un altro motivo di interesse per uno sfruttamento delle sue risorse, dalle miniere infatti scorga un'acqua ricca di minerali l'Acqua Vanzonis (sembra sia la più ricca al mondo..) con possibili applicazioni terapeutiche, è classificata come arsenicale-mangano-ferruginosa-alluminosa :
Link > Acqua Vanzonis
Altri link interessanti :
Miniere della Valle Anzasca - Acqua arsenicale Vanzonis
Relazioni biologiche, mediche, cliniche - 1909
(Dai documenti dell'epoca, si legge che il "risultamento" delle cure di alcune malattie con quest'acqua, ha dato esito positivo...).
Alla miniera si arriva lungo un bel sentiero segnalato; in queste occasioni, per percorsi relativamente brevi e senza particolari difficoltà, cerco sempre di aggiungere qualcosa al giro, qualche variazione di percorso che lo renda più interessante...
Per questa occasione, le mappe meno recenti riportano un sentiero (ora ormai scomparso), che sale verso la dorsale della quota 1864 m. ed ecco lo spunto per una "divagazione" interessante.
Salendo in Valle Anzasca, poco dopo San Carlo (oltre la stradina che sale a Pianezza), si trova sulla destra una stradina sterrata dove (cartelli indicatori), inizia il sentiero (comodo parcheggio poco più avanti di fronte a Battiggio).
Con Andrea seguiamo la mulattiera che sale nel bosco per un tratto a fianco del Rio Valle Gallera (che si traverserà poi più in alto), si giunge a Ronchi di Fuori 709 m. dove si continua lungo il sentiero segnalato che sale la dorsale verso Mugnalp sotto 1060 m. salendo ancora nel bosco di faggi si arriva a Mugnalp 1146 m.
Da Mugnalp il sentiero traversa il canale del Rio Valle Gallera e poi risale traversando la dorsale soprastante l'Alpe Albera portandosi verso il canale del Rio Rosso, superato il quale si trova una prima miniera [foto 23 e 24].
Il bel sentiero risale con un giro sulla destra (est) per aggirare un versante roccioso (si incontra il bivio del percorso che traversa verso Cingora), e arriva alla zona delle gallerie della Miniera dei Cani che si raggiungono passando su una passerella in grigliato e risalendo una scaletta di ferro (la quota indicato sul cartello in loco, 1475 m. in realtà è quella dei ruderi posti più in alto... qui siamo circa 150 m. più in basso rispetto alla quota indicata).
Il sentiero segnalato prosegue ancora, e con un bel percorso panoramico risale ai ruderi dove "abitavano" i minatori in passato; bel punto panoramico, qui terminano i segni di vernice.
In questa occasione saliamo prima sulla destra (est) dello sperone soprastante attirati da una invitante cengia [foto 40] che porta a una piccola galleria con dei muretti nelle vicinanze, poi visto che lo sperone appariva un po' troppo impegnativo da risalire, torniamo ai ruderi e traversiamo su tracce di sentiero verso ovest entrando in un largo canale (che poi risaliremo), di fronte si vede l'ingresso di un'altra miniera che naturalmente andiamo a visitare.
La galleria è lunga circa 80/90 metri
(fortunatamente vi si trova poca acqua), la visita è interessante per la presenza di alcune piccole stalattiti ma soprattutto per la presenza di alcuni vecchi travetti di legno che facevano da sostegno alla volta, ancora ben conservati [foto 49].
Ritornati al largo canale, lo si risale con percorso libero, poi poggiando sulla destra verso la crestina, si trovano tracce del vecchio sentiero che risaliva questo ripido versante; più in alto troviamo anche un muretto [foto 55], il percorso risale direttamente tutto il versante poggiando leggermente sulla destra (affacciandosi alla dorsale, si vede sulla destra un canale franoso. è quello del Rio Rosso), il pendio è a tratti molto ripido e faticoso, ma non presenta particolari difficoltà, e si esce sulla dorsale vicino alla quota 1864 m.
Sulla dorsale (che poi prosegue salendo al Pizzo Vallar, vedi questa pagina), bel panorama, reso più suggestivo dalla presenza della prima neve... sul versante opposto si vede più in basso, l'Alpe Vallar 1769 m. e in alto il Pizzo del Ton.
Per il ritorno scendiamo lungo la dorsale seguendo il sentiero segnalato (dopo una visita anche alla quota 1731 m. dove si trova una Croce), si scende poi nel bosco dove si trova il bivio che, sulla destra, scende a Cingora 1283 m. proseguendo lungo il sentiero segnalato (cartelli), si scende sulla destra (ovest) passando dai ruderi di Cà Nova 1151 m. e poi dalla Chiesetta della Madonna del Ronco 874 m.
Scesi a Pianezza 664 m. si potrebbe tornare velocemente a valle lungo la stradina asfaltata, ma in questa occasione cerchiamo il sentiero (di cui non abbiamo visto indicazioni all'inizio del percorso), che traversa a mezzacosta il versante traversando su un ponte il Rio Rosso (dove si poteva ammirare una bella cascata), poi, superato ancora una volta il Rio Valle Gallera, si arriva a Ronchi di Fuori riprendendo il sentiero percorso all'andata (cartello per Battiggio), che riporta alla strada statale della Valle Anzasca.
Tempo per questo giro, circa 7 ore e mezza incluse soste e divagazioni...
Immagini del 27 novembre 2016
Difficoltà EE
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