Un giro pensato (e sognato) ormai da molti anni, sempre rimandato in attesa della adeguata condizione fisica, condizione che ormai non arriva più... ma ho voluto provare ugualmente prima che l'avanzare dell'età lo renda proprio impossibile...
Le previsioni meteo danno due giorni di bel tempo con però vento moderato o forte (cosa che personalmente non ho mai gradito...), ma è l'occasione per provare questo giro, visto che in estate non è sempre facile trovare giornate limpide in queste zone.
Alla fine però le previsioni non sono state del tutto esatte, durante il primo giorno è caduto anche un po' di nevischio... e il secondo giorno in cui il vento (freddo) doveva un poco calare, è invece aumentato con raffiche a tratti violente e fastidiose...
Partenza "notturna" da Omegna per cercare di fare le cose con più calma, almeno per il primo giorno, cercando così di risparmiare le energie per la lunga giornata successiva...
Seguendo Via Beltrami si raggiunge Cireggio dove si prosegue per un breve tratto sulla strada per le Quarne, sulla destra (cartelli) sale la mulattiera che passando dall'Oratorio di Fontegno esce sul pianoro di Quarna Sopra, alla Chiesa si segue Via Chencio (cartelli indicatori); il percorso è evidente e ben segnalato fino al Monte Croce e non ci sono problemi a percorrerlo anche di notte, come in questa occasione...
All'Alpe Preer in questa occasione ho trovato l'acqua (ma per sicurezza conviene rifornirsi a Quarna Sopra...), naturalmente, essendo un percorso di cresta, non si trova acqua; la si potrà reperire in seguito solo al Lago del Capezzone e al Lago di Ravinella.
Si sale lungo il buon sentiero che passa dalla Croce della Frera e dalla Cappella del Saccarello e giunge alla panoramica cima del Monte Mazzocone 1424 m. il sentiero segue poi la dorsale boscosa verso ovest e in seguito inizia la salita verso il Monte Croce 1643 m. raggiunto proprio al sorgere del sole.
Si segue la dorsale verso la Bassa del Campo (dove alcune mucche avevano trascorso la notte), per poi risalire in direzione della cima del Giandolino (Massa del Turlo) 1959 m. dove terminano i percorsi segnalati... il tratto che segue, fino alla Cima dei Rossi, è quello più "selvatico" di tutta la cresta, certamente quello meno frequentato.
La cresta accidentata scende a un intaglio e poi inizia la salita alla lunga dorsale del Monte Forcolaccia 2034 m. passando prima dal Passo omonimo 1875 m. (dove è presente un paletto con cartelli poggiato a terra), proseguendo oltre la bifida cima si deve scendere alla Bocchetta di Serra 1878 m. passaggio tra la Valle di Nagarone e la Val Sabbiola; in vista di un caratteristico spuntone roccioso, si scende per un ripido canalino erboso sulla sinistra (versante Valsesiano), [foto 30].
Si risale alla Cima di Rimeo 2071 m. poi si incontra la Bocchetta dell'Arsalla 2023 m. e il Cengio dell'Omo 2102 m. in seguito la cresta scende ripida verso la Bonda Grande 2043 m. (Passo del Sigaro), per raggiungere lo slanciato monolito si trova una tratto attrezzato con catene [foto 50].
Il percorso prosegue risalendo verso la Cima dei Rossi 2134 m. poggiando prima sul suo fianco est (tracce di passaggio di animali), di fronte si vede il Monte Capio e in basso la caratteristica roccia colorata del Passo dei Rossi 2056 m.
Al Passo dei Rossi si ritrovano i cartelli e i segni di vernice dei percorsi "ufficiali", il sentiero traversa sul versante Valsesiano e poi sale alla bifida cima del Monte Capio 2172 m. si ridiscende alla bocchetta sulla cresta che accede ad un franoso canalino attrezzato [foto 61 e 62] si scende sul versante Valsesiano e poi si traversa alla Bocchetta di Rimella o di Campello 1924 m. storico valico tra la Valsesia e la Valle Strona.
Dalla Bocchetta di Rimella si segue il sentiero segnalato che sale verso la Punta del Pizzo 2232 m. intanto il tempo sta peggiorando e si notano le prime precipitazioni sulle vicine cime del versante Valsesiano... il percorso prosegue verso la Bocchetta delle Vacche 2224 m. mentre inizia a cadere del nevischio... dalla bocchetta si scende velocemente lungo il sentiero che porta al Lago del Capezzone e al Bivacco Traglio 2100 m.
Dopo una notte insonne al bivacco, a causa del freddo (non c'è possibilità di riscaldare l'ambiente, è presente una stufa a gas ma non funzionava...), delle forti raffiche di vento, e anche dai topi che si sentivano gironzolare... mi alzo di buon ora con però dei dubbi sul proseguimento del giro a causa del forte vento sempre presente, ma naturalmente si deve comunque almeno provare...
Riprendo la cresta e salgo verso l'Altemberg (il terreno in qualche tratto era gelato...), all'inizio qualche raffica improvvisa riusciva perfino a sbilanciarmi, comunque con bella vista verso il versante sopra il lago illuminato dal primo sole, giungo sulla cima dell'Altemberg 2394 m.
La bella cresta prosegue verso la dirimpettaia Cima Lago, in mezzo il caratteristico passaggio roccioso che si può superare direttamente con qualche passaggio di arrampicata, oppure si può anche aggirare sul versante ovest (a seconda della stagione, qui potrebbero anche essere utili i ramponi); si risale la cresta opposta (in questa occasione sono stato all'inizio sul ripido versante nord che perlomeno era un poco riparato dal vento), poi raggiunta la cresta (dove si trova anche un tratto con catene), si arriva sulla Cima Lago 2401 m. con la sua caratteristica Croce a T...
Con percorso tranquillo si scende a una larga sella dove si trovano i segni di vernice e gli ometti che conducono sulla cima del Capezzone 2421 m. la montagna più alta e frequentata della Valle Strona.
Dal Capezzone riprendo la cresta che prosegue verso la Bocchetta della Ronda 2250 m. e poi risale verso la prossima cima; durante la salita, un piacevole incontro, una femmina di
Coturnice con i suoi piccoli... ed ecco che la premurosa mamma cerca di attirare l'attenzione su di sé in modo che gli eventuali predatori non aggrediscano i piccoli...
Arrivo così sulla Montagna Ronda 2414 m.
bella montagna già visitata alcuni mesi prima; si segue la cresta accidentata verso est (un paio di passaggi richiedono attenzione), si passa dal Rondino e dal Pizzo delle Rossole e infine si giunge sulla Punta dell'Usciolo 2187 m. dove si ritrovano i segni di vernice che conducono al sottostante Lago di Ravinella 1970 m. dove ci si può rifornire d'acqua.
Il percorso continua seguendo lievi tracce di passaggio di animali verso un piccolo spuntone che si supera direttamente [foto 40] qui si trova una catena che agevola il superamento; la dorsale erbosa continua verso il Colle di Ravinella 1754 m. l'Alpe Ventolaro 1770 m. poi la cresta si impenna salendo ripidamente con alcuni tratti attrezzati con catene, verso la Mazza dell'Inferno 1926 m.
Di fronte si vede il successivo tratto di cresta con la Cima Scaravini, che però è ancora parecchio lontana... il silenzio della cresta è rotto da alcune grida che giungono dalla dorsale sopra l'Alpe Campo, le tipiche grida di richiamo per gli animali come si usava un tempo...
Quasi un'ora per giungere vicino all'Alpe Campo dove una signora stava ancora chiamando le sue capre (le quali, pascolando sull'impervio versante Ossolano, la ignoravano completamente...), una breve sosta e mi saluta dicendomi "buon viaggio" ecco, è forse questa la definizione giusta per un giro come questo... un viaggio sulle creste della Valle Strona, ma anche un viaggio alla ricerca dei propri limiti...
Si continua per una facile dorsale erbosa che passa dalla Cros dal Camp e dal Monte Crotta per giungere all'ultimo tratto impegnativo della "Via delle Creste", i Denti di Scaravini, tratto molto accidentato dove le catene sono praticamente indispensabili se si vuole percorrerlo sul filo di cresta.
Si incontrano alcuni passaggi interessanti, tra cui un "camino" [foto 58] verticale, percorsi tutti in discesa (in senso contrario, facendoli in salita, il percorso è più rassicurante...), noto che anche alle capre piace questa cresta... sui tratti accessibili dai ripidi fianchi, si vedono i "segni" del loro passaggio...
Come per tutti i tratti precedenti, è sempre consigliabile "saggiare" prima la tenuta degli ancoraggi prima di affidarsi completamente alle catene... in questo giro ne ho trovato un paio intermedi staccati, ma non compromettevano la sicurezza; in un breve passaggio "aereo" l'ancoraggio è fissato su un masso che pare solamente appoggiato sulla cresta... ma un calcolo "a spanne" dei relativi pesi, fa decidere che dovrebbe reggere...
Ho impiegato veramente molto tempo (circa un'ora e mezza tra i due cartelli che indicano l'inizio e la fine delle catene), a superare questo tratto, ma ormai la stanchezza si faceva sempre più sentire e non ero più molto "reattivo", perciò era necessario essere prudenti per non rischiare più del dovuto.
Giungo finalmente al termine delle catene, e bisogna risalire seguendo tracce di passaggio il ripido versante che porta alla Cima di Scaravini 2117 m.
Intanto l'acqua era finita già da qualche tempo... i tre litri raccolti al Lago di Ravinella non sono stati sufficienti, certamente a causa del vento continuo che ha contribuito alla perdita dei liquidi... proseguo lungo la facile cresta verso il Massone che però è ancora lontano e che raggiungo verso le 18:00 mentre col sole avviato verso il tramonto, una luce bellissima illumina i laghi in lontananza...
Intanto mi ero reso conto che il progetto originale di un anello con partenza e arrivo da Omegna, era forse un po' troppo pretenzioso per le mie condizioni fisiche... il tempo per continuare comunque ci sarebbe, verso il Poggio Croce e il Cerano e poi la lunga discesa probabilmente al buio visti i tempi (ma questo non sarebbe stato un problema), però le energie erano quasi esaurite e gli effetti della mancanza d'acqua si stavano facendo sentire, allora decido di terminare al Massone il giro delle creste e scendere verso Cortevecchio (dove si trova l'acqua), e poi al Santuario del Boden arrivando verso le 21:00 e dove vengo gentilmente "recuperato"...
Immagini del 14/15 luglio 2016
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