Lungo il versante sud-ovest del Monte Capio, sulla cresta tra la Valle Strona e la Val Mastallone (Valsesia), cresta che fa anche da "confine" tra le province di Vercelli e VCO, scende con un relativamente lungo percorso il Rio della Valle, il torrente della Valbella che nel tratto medio-basso forma una sorta di S che scorre in una suggestiva e interessante forra circondata da crestine dirupate che ricordano in parte certi ambienti "selvatici" della Valgrande, e per questa ragione, unita al fatto che questa zona era personalmente del tutto sconosciuta, questa bella escursione mi ha fatto tornare indietro nel tempo, ai primi giri fatti in Valgrande quando si andava (con minime informazioni), un po' "all'avventura" (ed è solo così che si possono provare certe sensazioni, cosa che, col passare del tempo, è diventata sempre più difficile...) e, come per alcune zone della Valgrande, in questo giro si alternano momenti tranquilli e quasi idilliaci, come ad esempio presso il torrente, ad altri più impegnativi dove sono necessari cautela e attenzione.
Il tratto visitato nelle vicinanze del torrente principale è racchiuso dalla cresta delle Cime di Lagarej a sud, che poi ad ovest continua verso la Cima Turrio e svoltando verso nord-est sale alla Cima del Cavallo (Il Kaval) e poi, dopo la Bocchetta d'Emra (o Bocchetta delle Secchie), sale verso il Castello (Chastal) e in mezzo dove il torrente curva (nella zona chiamata Culàa), inizia la cresta che passando dai Selletti continua verso la Cima di Razzarola (Rusarola).
In questa occasione è stata di aiuto, in particolare per la toponomastica, la OpenStreetMap (Link) una mappa online aggiornata grazie al libero contributo degli appassionati.
A causa dei numerosi guadi del Rio della Valle questo percorso è naturalmente da evitare in presenza di molta acqua (o anche se di poco superiore alla norma..), inoltre la zona è piuttosto "isolata" e anche per questo richiede costante attenzione e prudenza.
Varallo Sesia > Val Mastallone > Cravagliana > Ferrera.
Con Andrea partiamo a piedi da Ferrera 715 m. seguendo la stradina asfaltata che sale in Valbella e che passa inizialmente nella galleria sottostante i due caratteristici Corni di Valbella (foto 130), una sorta di "porta di ingresso" nella valle (da Ferrera, sul versante opposto del torrente, sale anche una mulattiera che percorreremo poi in discesa al ritorno).
Si passa dai due piccoli nuclei abitati di Valbella inferiore 779 m. e Valbella superiore 855 m. (fino a qui, a piedi da Ferrera, circa 30 minuti), tra le case del villaggio si trovano i segnavia di due sentieri, il 581 che sale alla Sella del Nico e scende a Sabbia, e il 580 che si addentra nella valle nei dintorni del Torrente Valbella (o Rio della Valle) sentiero che seguiamo.
Guadiamo il torrente (il primo di una lunga serie di guadi...), e proseguiamo lungo il versante destro idrografico del rio (sulla sinistra segnalato da un cartello in legno, sale un sentiero alla Sella che percorreremo al ritorno), salendo all'Alpe La Rivaccia 898 m. si continua traversando nuovamente il torrente e dopo un tratto sul versante opposto, oltrepassato un canalino laterale, il sentiero segnalato 580 sale nella faggeta (lo seguiremo in discesa al ritorno), invece traversiamo sulla sinistra seguendo una vaga traccia (da qui in avanti si può fare riferimento alla mappa OSM) che in seguito scende al torrente presso una forra dove, sulla destra si trova una cordina che può aiutare nel traverso sul versante roccioso sul fianco sinistro orografico del rio (foto da 15 a 18).
Rimanendo sullo stesso versante si prosegue lungo un esposto traverso che richiede attenzione (foto 20 e 21) poi si può passare sul versante opposto raggiungendo la zona dove il torrente svolta ad ovest; qui bisogna passare nuovamente sul versante sinistro idrografico che inizialmente si presenta piuttosto roccioso e allora preferiamo "girare l'angolo" traversando alti sul versante destro idr. seguendo vaghe tracce di animali (ripido), scesi nuovamente al torrente si vede un enorme masso che può fare da riferimento (foto 26), da qui si sale sul versante opposto dove si trovano pochi resti del vecchio sentiero che prima traversa e poi sale all'Alpe Guletto circa 1080 m. dove erano presenti numerose baite nonostante il luogo affatto comodo...
Dalle ultime costruzioni di Guletto si prosegue la traversata (siamo passati presso quella che doveva essere la sorgente dell'alpe) per giungere sulla dorsalina panoramica e molto suggestiva della Culatta (Culaa), (foto 41 e oltre), qui ci si rende conto quale sia il tipo di ambiente che si sta traversando, un ambiente che ricorda alcune zone "selvatiche" del Parco della Valgrande, qui siamo nel "cuore" (o forse tra le "radici"...) della Valbella...
Una breve pausa per apprezare meglio le sensazioni che possono regalare questo genere di luoghi e si continua scendendo sulla destra verso il torrente, e rimanendo sul suo fianco sinistro idr. si incontra un altro traverso su rocce scure (chiamato "cengina brutta"... foto 50 e 51) che porta a una zona "tranquilla" tra i faggi, posta tra il rio e una parete rocciosa; qui, dopo una occhiata alla strettoia del canale e ai dintorni, ci si accorge della presenza di un muretto sul versante opposto, traversiamo il rio presso la Lama delle Piavatte e saliamo su terreno ripido raggiungendo una dorsalina in parte rocciosa che saliamo con percorso interessante e panoramico raggiungendo in breve i ruderi dell'Alpe Forgnone (Furgnun) circa 1150 m.
Qui la mappa OSM riporta un percorso che traversa verso l'Alpe Crosaccia (che si vede non troppo lontano, guardando verso est), ma dopo avere guardato invano nei dintorni per trovare una possibilità di traversare l'esposto versante, decidiamo di scendere alla base del tratto roccioso della dorsalina per poi traversare e scendere (ripido) verso est, al torrente, zona più tranquilla.
Risaliamo lungo l'agevole versante sinistro idr. del Rio della Valle dove si trovano dei resti di muretti (più in alto è presente l'Alpe Piano del Riale che abbiamo visitato in un giro successivo al ritorno della salita al Castello salendo da Ca' d'Curaa), ridiscesi al torrente, si risale sul versante opposto giungendo ai ruderi dell'Alpe Crosaccia circa 1150 m. anche qui, come per l'Alpe Forgnone, cerchiamo il vecchio sentiero che doveva traversare rimanendo sul versante destro idr. della lunga valle che sale al Monte Capio (vedi foto 87), ma non avendo trovato un percorso chiaro, decidiamo di scendere per l'ennesima volta al torrente (scelta che si è sempre rivelata l'opzione
migliore...).
Con percorso più agevole, ormai lontani dalle forre del torrente, saliamo poi sulla destra verso la depressione dei Selletti 1235 m. dove transita il percorso segnalato 580 (in questa occasione siamo saliti tenendoci sulla destra sotto la verticale della quota 1289 m. della crestina soprastante, proprio il versante più ripido... infatti abbiamo messo i ramponi, ma conviene invece proseguire ancora nei pressi del torrente fino a raggiungere il sentiero segnalato 580).
Una pausa panoramica ai Selletti (la cresta prosegue verso est salendo alla Cima di Razzarola (Rusarola) che si può vedere salendo per alcuni metri), e poi scendiamo seguendo i segni di vernice inizialmente lungo un ripido e interessante canalone (la traccia era spesso mimetizzata tra gli accumuli di foglie, e per questo serviva attenzione), poi il percorso diventa più vario e scende il versante raggiungendo la faggeta presso il torrente al bivio incontrato all'andata dove avevamo deviato verso la forra del Guletto.
Lungo il percorso seguito all'andata ripassiamo da La Rivaccia e poi al bivio per Dietro Sella (cartello in legno), saliamo sulla destra lungo l'evidente sentiero non segnalato che raggiunge il colletto de I Fêi e poco dopo i ruderi del nucleo di Dietro Sella 910 m. abitato fin verso il 1960, ora, tra i ruderi, è presente un'unica costruzione ancora in discrete condizioni; si continua traversando verso ovest lungo la vecchia mulattiera, in seguito si trova un bivio dove un sentiero scende a Valbella inferiore, continuiamo invece a traversare in discesa su un percorso che appare trascurato, probabilmente per il fatto che più avanti si deve traversare un versante franato e instabile (foto 128), infine si esce su una zona prativa da dove, raggiunta una baita isolata, si può scendere a Ferrera.
Tempo per questo giro, circa 9 ore (incluse naturalmente le divagazioni, più o meno intenzionali...).
Percorso impegnativo. Febbraio 2020
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