Sentieri e alpeggi di Sambughetto - sulle tracce dei pastori...
Omegna > Valle Strona > Sambughetto.
Per il giro descritto, circa 7 ore.
Gennaio 2016 - Difficoltà EE
Di nuovo (con Andrea), in Valle Strona per continuare la visita ai vari alpeggi sul versante della montagna sopra Sambughetto, sulle tracce dei percorsi seguiti un tempo dai pastori della zona, e anche da quelli che arrivavano dalla Valsesia, superando la cresta vicino alla Massa del Turlo.
Dal parcheggio sottostante Sambughetto 765 m. si passa accanto alla Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo e si salgono le scalinate che attraversano il paese, giunti alla Cappella (a destra Via Craponetti), si sale sulla sinistra uscendo dal paese, più in alto si passa dalla Cappella rivolta verso monte, una caratteristica che pare essere propria della Valle Strona, una Cappella simile è presente anche sopra Megolo nella Valle dell'Inferno presso l'Alpe Albarè, la Cappella Madonna della Salet (vedi questa pagina), che pare sia stata costruita proprio da alpigiani proveniente dalla Valle Strona...
La mulattiera risale il ripido versante e poi entra nella valle, si segue il percorso del pali che portavano la corrente a Prato (segno che un tempo era un corte importante), passando in una bella faggeta si giunge alla Borgata Prato 1087 m. ormai in stato di abbandono; era proprio un piccolo paesino in quota... abitato fino a poche decine di anni fa da diverse famiglie; un tempo i bambini scendevano (e risalivano...) a piedi (sono 300 metri di dislivello), tutti i giorni per andare a scuola a Sambughetto...
Il sentiero prosegue lungo il versante sinistro idrografico della valle del Rivo Maggiore, si supera il canale del Rivo della Torgna (sono toponimi riportati sulla vecchia Mappa Rabbini, nomi che in gran parte sono ormai dimenticati...), fino al canale il sentiero è ben evidente, in seguito la traccia si fa a tratti più labile ma comunque è sempre visibile.
Ormai fuori dal bosco si risale il versante passando dai ruderi dell'Alpe Ruscala, più in alto si vede un'altra baita che pare in migliori condizioni, è la Mojaca dove troviamo anche una iscrizione datata 1929.
Proprio mentre stiamo per salire alla Mojaca, veniamo raggiunti da un alpigiano diretto all'Alpe Giandolino sul versante valsesiano, per controllare i suoi animali, e ci racconta che suo nonno caricava questo alpetto e che appunto Mojaca era il nome con cui loro chiamavano questo luogo.
In queste occasioni (ormai sempre più rare col passare del tempo), per chi come noi è alla ricerca proprio di queste tracce della vita e del lavoro degli alpigiani di un tempo, è sempre molto bello trovare qualcuno che possa testimoniare di persona...
Dalla Mojaca si continua traversando verso il canale (un altro rudere è presente su questo versante poco più avanti), che si traversa per poi risalire la dorsale che porta a Chignolo ca. 1540 m. (Alpi Chignolo sulla Mappa Rabbini), un grosso gruppo di baite ben mimetizzate in questo ambiente per via del colore dei sassi utilizzati per la loro costruzione; da segnalare una caratteristica "nicchia" ricavata nella parete di una baita (foto 41 e 42).
Dal rudere posto più a nord si traversa per poi salire al colletto soprastante, sotto al quale si trova un piccolo laghetto (ghiacciato in questa occasione), qui arrivava un altro sentiero (la cui traccia si intuisce guardando il versante della montagna...), percorso dagli alpigiani che arrivavano dalla Valsesia diretti verso l'Alpe Forcolaccia sotto, percorso che seguiremo anche noi in questo giro.
Dal colletto a circa 1640 m. si scende sul versante opposto (l'Alpe Forcolaccia sotto è ben visibile), poggiando preferibilmente sulla destra per evitare alcuni salti su questo versante esposto a nord, la bassa vegetazione è fitta, e forse anche per questo non abbiamo trovato tracce evidenti dell'antico sentiero; giunti al canale del Rivo della Forcolaccia, lo si traversa e risalendo il versante opposto si arriva ai ruderi dell'Alpe Forcolaccia sotto 1426 m. (già visitata in precedenza, raggiunta seguendo il sentiero che saliva da Mezzano, vedi questa pagina).
Qui a Forcolaccia sotto era rimasto ancora un vecchio sentiero da cercare, quello che traversava a mezzacosta verso Francesca sotto...
Link alla cartina ↓
Guardando da lontano si intuiva la presenza della traccia che traversa più o meno alla stessa quota dell'alpe, si traversa sui ripidi prati trovando dei vecchi tagli che aiutano nell'orientamento, superato un canalino si continua verso la dorsale dove più in alto traversa il sentiero verso Francesca sopra, qui i tagli scompaiono (probabilmente chi li ha fatti poi saliva la dorsale, che è il percorso più "tranquillo"...).
Continuiamo invece la traversata puntando allo sperone di quota 1423 m. punto panoramico da cui si vede l'Alpe Francesca sotto (foto 64, lo sperone si vede a sinistra nella foto 71), qui si traversa scendendo nel bosco misto (in questa occasione, un ennesimo canalino ghiacciato da traversare...), e ci si affaccia sul canale del Rivo della Francesca , che si potrebbe anche superare scendendo sotto al salto roccioso visibile sulla sinistra, ma cerchiamo invece un passaggio sopra il salto del canale per poi traversare verso i prati di Francesca sotto poi lungo il sentiero che, scendendo sul fianco del Sasso Respore, si arriva all'Alpe Ruspò dove facciamo una piacevole sosta ospitati dal gentile padrone di casa...
Continuando poi la discesa e passando dall'Alpe Pianello, l'Alpe Resiga, l'Alpe Benna e Craponetti si ritorna a Sambughetto, un paese "in salita" dove la strada si ferma in basso e l'unico modo per raggiungere le case è a piedi... cosa che per gli escursionisti di passaggio può essere piacevole e interessante, ma per chi ci vive stabilmente (specialmente col passare degli anni...), può diventare difficoltoso, cosa che si menziona spesso parlando con gli abitanti del luogo, sempre cordiali e disponibili...
Così era descritto il paese di Sambughetto nel 1849 sul "Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna" :
SAMBUGHETTO Sambucetum Pallantiorum com. nel mand. di Omegna prov. di Pallanza. dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Casale intend. prefet. ipot. di Pallanza. insin. e posta di Omegna.
Sorge alla destra sponda del torrente Strona sul pendio d una montagna a ponente di Pallanza.
È tutto fabbricato sopra viva roccia le vie interne dell abitato sono tutte a scalinata nella roccia medesima i gradi ne sono dell altezza di dieci oncie milanesi dalle camere situate al pian terreno si ascende a quelle del secondo piano mediante scale formate anche nella roccia per causa della ripidezza di quel suolo se a taluno cadesse dalle mani qualche oggetto non gli sarebbe più possibile di riaverlo perchè rotolerebbe precipitosamente nel vicino Strona.
A Sambughetto è unita una frazione denominata Imprato la quale gli sta superiormente alla distanza di tre quarti d ora di cammino. La lontananza di questo comune dal capo luogo di mandamento è di tre ore Dalla città di Pallanza è discosto ore sei e mezzo.
Evvi una strada che da Sambughetto conduce a Fornero ed indi entra in quella della valle che scorge ad Omegna. la sua lunghezza da Sambughetto a Fornero non è che di due miglia milanesi è in cattivissimo stato e lo stesso dee dirsi di altre vie o piuttosto sentieri. ln questo territorio e nel suo confine scorre il torrente Strona che non è valicato
fuorché da un solo ponte formato con due travi di rovere.
Le sue acque contengono eccellenti trote. Lo sterile territorio non produce che fieno patate noci e castagne queste per l elevatezza del suolo in molti anni non pervengono a maturità. Per procurarsi il necessario sostentamento gli abitanti fabbricano di continuo utensili in legno di varie forme palotti mestole conocchie fusi ed altri oggetti cui fanno sul torno vendono questi prodotti della loro industria in Omegna Intra Borgomanero Novara e Milano.
La chiesa parrocchiale dedicata a s Lorenzo è d antica costruzione di disegno jonico misto. Non evvi altra chiesa fuorchè un oratorio nella frazione d Imprato. Il cimitero è una tomba posta subito fuori della parrocchiale nell atrio dell Ossario nè è possibile di formare un campo santo alla distanza prescritta per causa della ripidità del suolo e per la mancanza della terra il tutto essendovi roccia scoscesa oltrecchè non si può fare nè anche il trasporto dei cadaveri durante l invernale stagione impedendolo le nevi ei forti diacci per tre mesi dell anno quei terrazzani non puonno vedere il disco del sole.
Vi esiste marmo bianco lamellare. La cava non coltivasi al dì d'oggi come marmo perchè troppo dispendioso sarebbe il trasportarlo sino al lago Maggiore onde non potrebbe sostenere la concorrenza colle altre cave che hanno agevole il trasporto. Si coltiva per altro come pietra da calce per gli usi di quei terrazzani. Tra questo comune e quello di Forno si rinviene roccia amigdaloide e porfiroide composta di feldspato ferruginoso quarzo ed anfibola diede leggerissimo indizio d argento. Pesi e misure di Milano.
Gli abitanti sono di complessione robustissima e d'indole molto vivace ma non vuolsi tacere che soverchiamente alle risse tutti sono provvisti nelle loro case d armi da fuoco e da taglio.
Sì gli uomini che le donne camminano su quegli scoscesi monti con mirabile celerità. Cenni storici Sambughetto, come Sambuco di Vinadio, prese il suo nome dalla gran quantità delle piante di che vi allignavano anticamente. Questo luogo veniva compreso nell ampia signoria di Omegna.
Secondo una local tradizione sarebbe stato fondato da una compagnia d uomini audaci che eransi rifugiati in una spaziosa caverna ivi esistente per fabbricarvi monete false Quel rimoto ed incolto sito loro parve sicuro per esercitarvi così pericoloso mestiere. Si vuole che i capi di quella compagnia fossero un Vittone ed un Guglielminetti la tradizione aggiunge che questi due capi ed i loro compagni sieno stati i fondatori di Sambughetto.
Non si ha verun documento che confermi siffatte asserzioni notasi per altro che i casati Vittone e Guglielminetti sono antichissimi in questo comune. Popol. 350
(Si nota l'enfasi che viene posta nel descrivere la ripidizza del territorio, probabilmente chi era stato incaricato della "recensione" non era certo abituato ad ambienti così scoscesi... Si nota anche come viene descritto il caratteri degli abitanti del paese, una nomea che in verità continua ancora oggi (in tono magari scherzoso), parlando con gli abitanti dei paesi vicini...).
Una preghiera che si dice usavano recitare le donne di
Sambughetto iniziando la giornata :
Patarnòst ad San Simùn
ch'an varda da la losna e dal trun,
dal sass pandént,
e dla buca dal sarpént,
dal can rabià
e dal lüv famà.
(Preghiera a San Simone : che ci protegga dal fulmine e dal tuono, dal masso cadente e dalla bocca del serpente,
dal cane arrabbiato e dal lupo affamato...).
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