Dopo la precedente prima visita sul versante della montagna di Mollia (Link), ritorno in zona per una interessante escursione alla ricerca di sentieri e alpetti "dimenticati" o quasi, alla fine abbiamo visitato una relativamente piccola parte del territorio, ma con un percorso veramente "arzigogolato"... con vari saliscendi e traversi, necessari per poter vedere tutti (o quasi), i luoghi di interesse presenti.
Grazie a Dario per le informazioni, in particolare per la segnalazione della fino ad ora sconosciuta, Scala di Traversuri... (sconosciuta naturalmente a noi escursionisti che arriviamo "da fuori"...), scala simile, anche se di dimensioni inferiori, alla vicina e più "famosa" Scala Granda (e grazie anche per i suoi ometti lasciati lungo il percorso...).
Con Andrea partiamo da Mollia 880 m. (parcheggio sulla destra all'ingresso del paese), in una mattinata inizialmente discreta ma con un previsto peggioramento verso metà giornata; a fianco del parcheggio vicino alla strada parte la mulattiera che in breve porta al bel nucleo di Grampa 956 m. (vedi anche le immagini della precedente visita : Link), a monte del paese presso il masso con le indicazioni, si segue per un breve tratto il sentiero 284 per poi abbandonarlo una volta entrati nel bosco, salendo e traversando un poco sulla destra si trova la traccia (in seguito piuttosto evidente), del vecchio sentiero (non segnalato) che sale al Selletto (per questo "sentiero storico" Grampa- Selletto - Taragno, vedi la traccia su : OSM).
Salendo la costa che si trova a nord della Gula di Grampa raggiungiamo appunto la solitaria baita del Selletto 1345 m. la traccia (ora meno evidente),
continua la salita tenendosi a fianco della costa rocciosa che in pratica fa da "guida", lungo il percorso si trova la costruzione diroccata (che possiamo chiamare "Alpe della Balma") posta al riparo della parete a circa 1565 m. si vede ancora una trave appoggiata al muro, certamente il tetto della baita era realizzato con una sola falda.
Proseguiamo la salita sempre a lato della costa rocciosa (non ci sarebbero comunque apparenti possibilità di traversare...), fino ad arrivare a un punto favorevole intorno ai 1670 m. dove si può traversare sulla sinistra (nord) seguendo la vaga traccia del vecchio sentiero, si supera una prima costa passando in un intaglio (ometto), poi si traversa alla successiva costa (in questo tratto si vedono seminascosti tra l'erba i gradini del sentiero), dove sulla destra si vede una incisione con la data 1849 e le iniziali NG (con la N scritta "al contrario" И... cosa già vista nel giro all'Ör Colin in Val Gavala, ai tempi pare fosse una cosa abituale...), poco più avanti si vede l'Alpe Taragno 1642 m.
All'Alpe Taragno arriva il sentiero segnalato 284 che sale da Grampa e poi prosegue verso la Bocchetta di Bià; guardando in alto verso la soprastante cresta si vede che la Cima Sajunchè è già stata raggiunta dalle nuvole, ma per il momento la giornata rimane ancora discreta, di fronte si vede la costa (in buona parte rocciosa sul versante che guarda a sud, dirimpettaio a noi) che scende a Ortigosa, in mezzo scende parallela una dorsalina boscosa poco evidente dove si trovano due alpetti segnalati da Dario, in alto si vede il rudere del Casun Disfacc, e in basso la piccola costruzione del Baitel.
Dalla baita ristrutturata dell'Alpe Taragno traversiamo verso nord seguendo una vaga traccia tra la vegetazione e raggiunto un canalino aggiriamo in discesa una paretina rocciosa prima di trovare un punto favorevole per poter risalire (probabilmente si può anche traversare il canalino più in alto), e raggiungiamo il rudere del Casun Disfacc a 1640 m. la cui relativamente ampia costruzione era divisa in due dal muro interno ancora visibile.
Scendiamo lungo il versante tra la fitta vegetazione (ai tempi questo versante era certamente un buon pascolo per gli animali), più in basso ci si tiene sulla sinistra (sud) e si arriva al piccolo e interessante Baitel 1497 m. ancora in ottime condizioni dove sui travetti si possono leggere numerose scritte risalenti a vari periodi, si trovano date dal 1901 al 1965... si nota come le scritte di "una volta" sono spesso in corsivo e anche con una discreta grafia, una abitudine che ormai si è quasi completamente persa nella nostra era "digitale"...
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Dal Baitel scendiamo ancora e si raggiunge un vecchio sentiero che porta, sulla sinistra, alla interessante Scala di Traversuri che passa in un intaglio tra le rocce (qui una paretina di pochi metri è stata attrezzato con degli spit), superato il canale del Rio Traversure si arriva all'Alpe Traversuri 1450 m. (dove transita il sentiero segnalato 284 da Grampa a Taragno); a questo punto risaliamo nuovamente verso la Scala di Traversuri per cercare il possibile
passaggio verso la costa di Ortigosa, e osservando l'impervio versante si può ipotizzare un possibile percorso (che poi si è confermato corretto).
Ritornati al tratto iniziale del vecchio sentiero si vede sulla sinistra una traccia che traversa verso il canale, e sono presenti diversi tagli che confermano l'esistenza di un percorso, si raggiunge così il canale del Croso Mazzantone nel punto in cui si congiunge col piccolo Rio Galmani, qui la traccia si perde ma il percorso è praticamente obbligato, si traversa in leggera discesa nel piccolo boschetto oltre il canale e si raggiunge, sulla destra, l'accesso al passaggio chiave del percorso, una paretina verticale dove penzolano una vecchia corda e un cavetto di ferro, nella roccia sono infisse alcune lunghe "viti" che sono delle ottime prese per le mani, si sale senza particolari difficoltà, poi un traverso esposto in cui le cordine possono essere pericolose (attenti a non inciampare), infine una sorta di diedro permette di risalire a una costa/dorsalina trasversale, ripida ma facile che porta a un'altra costa (qui troviamo un rotolo di burdion...), più "tranquilla".
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Siamo sotto la verticale dell'Alpe Schiena che però risulta separata da questa zona per la presenza di una costa rocciosa (piuttosto lunga, come constateremo in seguito...); in verità una volta raggiunta questa costa il programma era di traversare a Ortigosa (cosa possibile e probabilmente facile, come ci hanno confermato poi al ritorno i gentili signori incontrati appunto a Ortigosa), ma arrivati sulla costa dopo il burdion troviamo una traccia con relativi tagli che prosegue in salita, e naturalmente la seguiamo... si tratta di un sentiero relativo al percorso del tubo che porta l'acqua a Ortigosa, che sale con un percorso abbastanza lungo verso la parte alta del canale del Croso Mazzantone.
Seguendo sempre questo sentiero arriviamo nelle vicinanze della presa d'acqua (sulla destra si vede nuovamente l'Alpe Taragno che è relativamente vicina), a questo punto abbandoniamo la traccia per salire direttamente il ripido versante sulla sinistra che porta su una panoramica costa in parte rocciosa, salendo ancora raggiungiamo una zona in cui si può traversare verso nord e troviamo intorno ai 1800 m. un vecchio sentiero che arriva da sud, seguendolo passiamo da una sorgente e si arriva a una balma a 1765 m. al cui interno era stata ricavata una piccola "stanza", la Mappa rabbini (a anche la moderna OSM) riportano un alpetto in questo punto, possiamo chiamarlo Schiena di sopra.
Il sentiero prosegue in discesa per un tratto e poi ci affacciamo sul versante dove si vede di fronte l'Alpe Piode Nere (dove transita il sentiero 283a), ma
scendiamo naturalmente lungo il versante verso la sottostante Alpe Schiena (Schenna sulla Rabbini), 1670 m. con le baite collegate tra di loro e costruite in sequenza lungo il pendio, a fianco un piccolo baitello, probabilmente dove si conservava il latte, poi scendiamo ancora verso la solitaria baita inferiore a 1638 m. (notata da Andrea durante la discesa), baita ancora in buone condizioni, era stata ristrutturata nel 1954 come si legge in alto sulla facciata (e intanto inizia piovere...).
Dalla baita inferiore di Schiena scendiamo direttamente il versante tra la fitta vegetazione trovando alcuni (rari) vecchi tagli, l'obiettivo è raggiungere la costruzione (senza nome) riportata sulle mappe, arrivati nel più comodo bosco di faggi troviamo prima i resti di quello che poteva essere un minuscolo ricovero, e poi sulla sinistra la
massiccia costruzione adibita a stalla a 1601 m.
Su una pietra del muro a lato all'ingresso si legge la data 1848, la modalità costruttiva di questa stalla risulta piuttosto interessante, in particolare guardando le dimensioni dei manufatti in pietra utilizzati, ci si interroga su come fosse stato possibile movimentarli ai quei tempi... (ma anche ai nostri tempi, senza portare macchinari...), all'interno si nota il classico anello di ferro a
cui venivano legati gli animali, comunque questo riparo è stato provvidenziale permettendoci di attendere qui che questo primo
momento piovoso si esaurisse.
Ripresa la discesa raggiungiamo il vicino sentiero segnalato 283a che scende prima Giacet e poi a Ortigosa dove sostiamo (con relativa pausa alcolica a cura dei gentili signori presenti che ci hanno poi confermato la presenza del percorso che dalla costa sopra il passaggio della paretina attrezzata raggiunge Ortigosa); poi vista la ripresa della pioggia proseguiamo la discesa verso la notevole Scala Granda e in seguito riusciamo anche a sbagliare il percorso, non vedendo in pratica il bivio del sentiero 284a col 282a... rendendoci conto del disguido torniamo indietro per traversare le piodate bagnate del Croso Mazzantone, per poi scendere a Grampa e a Mollia.
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