Una visita nei dintorni di Quarona e Roccapietra nella zona del Lago di S. Agostino, Le Cavaglie e il Monte Tucri la "montagna" di Quarona, un giro di interesse prettamente naturalistico, anche se personalmente, lo "spunto" per una escursione in questa zona è stato leggere della presenza del "Salto della Matrigna" (una delle numerose curiosità che si scoprono leggendo le descrizioni degli itinerari Valsesiani, e che contribuiscono a renderli più interessanti...).
Riguardo al Lago di S. Agostino (St. Ustin) leggendo quello che scrive il Ravelli a riguardo, non è certo molto invitante... :
"Il lago è di pochissimo fondo, da 3 a 5 metri al più, lungo 300 metri circa per 50 di larghezza, in tempi di magra si divide in due laghetti di cui l'inferiore è spesso asciutto. Giace, senza affluente nè emissario
visibili, in un desolato bacino, solitario come un deserto e muto come una catacomba. Le sue acque nutrono qualche tinca e molte sanguisughe, le pietraie che l'attorniano ospitano vipere ed aspidi in quantità.
Sulla sponda orientale del lago e quasi a fior d'acqua si scorge tutt'ora l'apertura del pozzo che somministrava l'acqua al Castello d'Arian: Secondo la leggenda una botte piena d'oro starebbe interrata al fondo del pozzo e qualche anima ingenua ne ha già tentato il recupero.
Al di là del lago presso la Bunda Tuppa vi è il Sasso d'Acqua Corna, ritrovo di streghe e spiriti folletti. Sulle sponde limacciose del laghetto la Domenica delle Palme tutti i rospi convengono dal monte e dal piano per rimanervi fino al mercoledì Santo, poco prima che il Pievano incominci la lettura del Passio. La vista di quelle miriadi di batraci, immersi nella sanie e nel marciume, è uno spettacolo tale da far rivoltare lo stomaco anche a chi l'ha di struzzo !!"
Infatti il momento del "ritrovo" dei rospi e delle rane per l'accoppiamento, richiama diversi visitatori che arrivano proprio per questo "avvenimento", personalmente consiglierei invece di visitare questa zona "fuori stagione" in modo che, in silenzio e in tranquillità, si possa apprezzare la particolare atmosfera che si può cogliere camminando in questa stretta e "misteriosa" valletta nascosta...
Con Fiorenzo partiamo (in una giornata, meteorologicamente parlando, veramente molto "grigia"), dalla zona dove si trova il campo sportivo di Quarona 406 m. a nord dell'abitato (canton Vico), ampio parcheggio (quasi deserto durante la settimana), si segue la via alla sinistra del campo che porta alle ultime case dove, a fianco di una recinzione, inizia il sentiero segnalato 731 che sale la dorsalina verso il Poggio Roncacci 524 m. (vista su Quarona e il dirimpettaio Monte Tucri); proseguendo sulla dorsale si superano le Coste della Suggia e si scende in una zona a pascolo.
Si oltrepassano tre "cancelli" (che poi bisogna richiudere), e si sale al Poggio Cerei 595 m. da dove si scende a una sella incontrando il bivio col sentiero 624a che seguiremo in seguito, ma prima proseguiamo sempre lungo la dorsale raggiungendo il panoramico luogo dove si trovano i pochi ruderi del "Castello d'Arian" 550 m. dei muri perimetrali, una cisterna e un pozzo che sembra fosse collegato al lago sottostante; non si hanno informazioni certe riguardo a questo "Castello", è possibile che qui ci fosse un gruppo di eretici medioevali gazzarri o dolciniani. Fino a qui dalla partenza, circa 1 ora e 15 minuti.
Dal piccolo pianoro con i ruderi, continuiamo il percorso sulla dorsale verso nord in direzione del Poggio Pianale salendo su roccette a un punto panoramico con vista sul sottostante Lago di S. Agostino (guardando dall'alto si notano delle "isole" verdi nell'acqua, sono le Ninfee gialle), in seguito il sentiero si presenta piuttosto "ostruito" dalla presenza di rovi e arbusti, e allora decidiamo di lasciar perdere... tornati al bivio dei sentieri seguiamo in discesa il percorso 624a che in breve porta alle sponde del Lago di S. Agostino dove il
riflesso delle piante dai colori autunnali nell'acqua, rendeva l'ambiente piuttosto suggestivo nonostante la giornata plumbea (o forse proprio per merito di queste condizioni meteorologiche...), ma le fotografie raccolte non riescono a trasmettere l'atmosfera trovata in loco...
Prima di proseguire verso nord, vale la pena di procedere per un tratto in direzione opposta (verso Quarona) per vedere, nella zona della Bunda Tuppa (valle buia, ci si trova in una forra abbastanza stretta), il grosso masso chiamato Sass dij Strij e d'Ava Corna (Sasso delle Streghe e acqua che sgorga dal masso), dove esce la risorgiva del lago (la si sente scorrere), acqua che però scompare subito tornando nel sottosuolo.
Ritornati al Lago di S. Agostino seguiamo il sentiero lungo la sua sponda sinistra idrografica che porta, oltre lo specchio d'acqua, alla zona chiamata la Moja dove ci sono le torbiere, in seguito si trova il grosso masso chiamato Sass d'la Baceia (anche per questo masso si parla di leggende, in questo caso legate ai Druidi...), e si giunge ad un pianoro con tavoli e panchine nei pressi della
Cappella di S. Agostino 510 m. dove scende il sentiero per Roccapietra (percorso più rapido per giungere qui, e per questo più frequentato).
Continuiamo il percorso seguendo la bella mulattiera (sentiero 736) che sale alle Cavaglie, usciamo così sulla stradina asfaltata che seguiamo in salita per un tratto, poi si continua sui prati raggiungendo l'abitato di Cavaglia Sterna 738 m. (qui siamo nel Comune di Varallo Sesia), andiamo a vedere la Chiesa di San Rocco (l'architrave dell'ingresso riporta la data 1637), il locale Circolo non è attualmente in funzione, e la vecchia Ustaria dal Cesarin è chiusa dal lontano 1962 ... e allora non rimane che proseguire verso est raggiungendo in breve Cavaglia di mezzo con la Chiesetta dedicata a San Quirico (si nota sul muro della Chiesa, la scritta che la piazza è di proprietà della Chiesa Parrocchiale...).
Dalla Chiesetta scendiamo, passando da una fontana, al lavatoio, dove un sentiero/mulattiera scende alla zona dove si trovava il Mulino di Cavaglia (dove scorre il Torrente Cavaglia), qui risaliamo brevemente
alla stradina asfaltata e facciamo una breve digressione sulla destra per vedere l'abitato di Morondo di Breia (Cavaglia Morondo che, con Cavaglia di mezzo, sono comprese nel territorio del Comune di Cellio con Breia), con la Chiesa di S. Anna.
Lungo la stradina asfaltata scendiamo al Pian Caulot dove troviamo, dopo le ultime case, sulla destra, il sentiero segnalato 732 per il Monte Tucri che sale nel bosco, raggiungiamo la Sella della Coldra 633 m. dove inizia la salita che in alcuni tratti è abbastanza ripida, salita "facilitata" dalla presenza di numerosi scalini realizzati con tronchetti di legno; e si passa dalla caratteristica roccia dove si trova il leggendario "Salto della Matrigna"... il tratto successivo è stato attrezzato con una catena corrimano, e si sbuca su un poggio panoramico dove si ha una bella vista sulla zona visitata in precedenza.
Poco più avanti si giunge sul boscoso pianoro della cima del Monte Tucri 791 m. la montagna di Quarona, dopo una breve pausa lungo il sentiero 733 scendiamo il più tranquillo versante sud della montagna che porta al Santuario della Beata Panacea al Monte (chiamato anche semplicemente, Beata al Monte) 616 m. luogo in cui fu uccisa nel 1383 la allora quindicenne pastorella Panacea De' Muzzi di Quarona, colpita pare con un bastone in uno scatto di rabbia, dalla matrigna, tale Margherita Gabotto di Locarno Sesia che poi resasi conto
dell'accaduto si gettò in un vicino burrone, così racconta la leggenda...
Riprendendo la discesa si incontrano lungo il percorso alcune Cappelle, la prima con un affresco che risale al 1816, mentre le successive presentano dei pregevoli affreschi "moderni" (1992) del pittore valsesiano Ermanno Zamboni, e si arriva alla Chiesa di San Giovanni al Monte circondata da un alto muraglione, fu Chiesa Parrocchiale di Quarona fino al 1617; e infine scendendo lungo la larga stradina/mulattiera, si ritorna a valle a poca distanza dal luogo di partenza.
Tempo per questo giro, poco più di 6 ore.
Ottobre 2020 - Difficoltà E
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