Riguardo ai possibili percorsi presenti nelle zone di interesse (solitamente quelli utilizzati ai tempi e ora quasi
abbandonati, e che sono proprio quelli di maggiore "soddisfazione"), oltre alle usuali fonti di informazioni, e cioè le varie mappe specie quelle "antiche", c'è anche la possibilità di avere notizie da "gente del posto" che solitamente è molto disponibile quando si rende conto del reale interesse di noi "forestieri" per le loro zone, e in questo modo si possono scoprire itinerari molto interessanti (spesso anche di un certo impegno...).
(Naturalmente, come spesso è accaduto, è possibile imbattersi in un "problema di comunicazione", perchè i riferimenti dei "locali" e quelli di noi forestieri sono quasi sempre diversi, e perciò non è facile intendersi... la cosa
migliore è sempre un colloquio di persona, magari proprio guardando assieme le zone di interesse...).
Con Andrea partiamo da Ferrera salendo lungo il sentiero che inizia a destra della galleria e che sale alla casa di Roberto ben visibile in alto, a monte della costruzione si trova l'inizio del sentiero (foto 6) che sale ripido raggiungendo una tranquilla dorsalina (foto 7) dove, portandosi verso monte, si trovano dei ruderi (qui, proseguendo sulla destra si può traversare verso l'Alpe Giardino dalla quale si può salire alla cresta soprastante, questa è una possibile alternativa iniziale rispetto al percorso seguito in questa occasione). Questa costa che stiamo risalendo si può chiamare "Costa del Giardino", appunto riferita all'alpeggio sottostante sul versante Valbella.
Dalla dorsalina seguiamo per un breve tratto il sentiero che arriva da Giavina Lunga (già percorso in un giro precedente), lo lasciamo salendo la dorsale inizialmente piuttosto ripida cercando il percorso migliore, più in alto la cresta diventa più regolare e anche piuttosto panoramica; passiamo da una piccola sommità seguita da una selletta dove, sulla destra, scende il boscoso versante dell'Alpe Giardino, qui la mappa catastale riporta il suggestivo toponimo "Bocca dei Versi" luogo che però, come saputo poi al termine del giro, in realtà è collocato più in alto sulla cresta dei Lagarej.
Proseguiamo lungo la variegata cresta sempre molto panoramica fino a scendere a un intaglio dove il versante si impenna (foto 24) e salire direttamente appare impegnativo, anche se forse possibile (ma comunque per poi scendere alla cresta
principale si trova una parete verticale...), allora cerchiamo, e vediamo, le tracce degli animali che scendono sulla sinistra per traversare l'impervio versante (fortunatamente il terreno non era gelato, nonostante il periodo invernale ed essendo sempre all'ombra...), passati presso il piccolo sperone di foto 27 la lieve traccia porta a salire il versante successivo rimanendo vicino alla parete, e arriviamo a un stretta bocchetta sulla cresta, la "vera" Bocca dei Versi (dove in verità eravamo già passati in precedenza
durante il bel giro dall'Alpe Colora al Sasso del Gatto).
Traversiamo sul fianco roccioso (sulla sinistra) per un tratto per poi entrare e risalire il versante del Miale dei Marazza e raggiungiamo la cresta affacciandoci sul versante della Valbella che rimane sempre uno dei
luoghi più suggestivi e affascinanti "scoperti" in Valsesia...
Prima di proseguire per il giro programmato, traversiamo sulla destra lungo la cresta per raggiungere l'affilata cima quota 1391 m. (poggiando per un tratto sul versante Valbella), da questa sommità il panorama è notevole, a dispetto della relativamente bassa quota, in basso si vede la Chiesa di Ferrera, poi le cime della Val Mastallone e oltre, la variegata e accidentata cresta che scende alle Cime di Lagarej, e naturalmente la Valbella con due tra la sue cime più imponenti, la Razzarola e il Chastal, in basso si vede la zona della Culàa dove
passeremo al ritorno.
Tornati alla sella raggiunta in salita iniziamo la discesa in Valbella, il riferimento è la "piramide" ben visibile nella foto 52 (bisogna traversare a monte della stessa); dalla selletta, presso le rocce della cresta, seguendo una traccia di animali che dopo un primo traverso nel bosco e arrivati alla costa sopra la piramide, continua a traversare in discesa raggiungendo la dorsale dell'Orello delle Betulle (luogo frequentato dai cacciatori...).
Scendendo verso le rocce che si intravedono a sinistra nella foto 55 e "girato l'angolo", sulla sinistra si trova lo spuntone di foto 56, e in questa zona si trovano anche due poggi panoramici utilizzati appunto dai cacciatori come "poste"; a questo punto bisogna scendere la dorsale cercando il percorso migliore, in un paio di tratti bisogna poggiare sulla sinistra e si arriva in un punto in cui sembra di essere sopra un salto, ma proseguendo con cautela si vede che è possibile continuare lungo il pendio molto ripido dove sono presenti un paio di betulle che possono essere utili per una eventuale corda (come fatto in questa occasione).
Scesi dalle betulle su terreno più "tranquillo" proseguiamo lungo la cresta per poi traversare nella faggeta sulla sinistra e continuando la discesa nei dintorni del Rio Grande dove l'acqua appare solo più in basso (evidentemente segue un percorso sotterraneo prima di sbucare qui), passiamo da una carbonera e poi scendiamo al Rio della Valle che guadiamo poco più a valle della confluenza del Rio Grande.
Giunti sulla sinistra idr. del Rio della Valle facciamo una breve divagazione per vedere ancora una volta la suggestiva zona della Lama delle Piavatte (è sempre molto piacevole e rilassante questa zona, in particolare se si arriva qui quando il sole illumina questo tratto del
torrente...); dopo una pausa riprendiamo il percorso lungo l'itinerario che già conosciamo e che passa dalla caratteristica (e bella...) Cengina Brutta, bagnata in questa occasione.
Traversiamo alla Culàa (luogo sempre molto suggestivo), poi rivediamo i nuclei dell'Alpe Guletto e sotto le baite inferiori proseguiamo lungo il vecchio
sentiero che porta nuovamente al torrente che guadiamo un paio di volte (cosa non del tutto agevole in questa occasione per la discreta quantità di acqua presente), infine passando dal tratto attrezzato di foto 87 raggiungiamo il sentiero segnalato 580 che passando da La Rivaccia porta a Valbella superiore, e lungo la stradina asfaltata si torna a Ferrera.
Per questo giro, circa 8 ore.
Febbraio 2024 - Percorso impegnativo.
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