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Pian Lana, Momella e dintorni (da Pallanzeno)


 Pallanzeno - Oraccio di sotto (Baita Bija) -Alpe Oraccio di sopra (Uracc) - Testa del Frate - Alpe Piana - Alpe Propiano - Alpe Ceresola - Alpe Crovalino (Croppalino) - Alpe Crùtèia - Mopi - Alpe Momella - Pian Lana - Pallanzeno.


 

 Visita al versante che da Pallanzeno sale verso le pendici del Pizzo Castello; mentre la zona a nord del Rio Valmaggiore, verso la dorsale della Testa di Basciumo appare più "tranquilla" e anche più antropizzata, il versante a sud, che sale alla Testa del Frate e al dosso della Croce di Propiano, appare più impervio e più "selvatico", una montagna ormai abbandonata da tempo.

Ca dul Ciat...
Ca dul Ciat...

 (In verità, "la Montagna" di Pallanzeno è principalmente il versante di Basciumo, perchè quello a sud del canale del Rio Oraccio è territorio del Comune di Piedimulera (in passato invece questo versante era in gran parte territorio di Cimamulera, quando era Comune autonomo).

 In questa zona si nota un alpe riportata su alcune mappe (non le più recenti), ma senza nome, l'alpe a quota 802 m. posta su un pianoro situato al di sopra di una parete rocciosa, che alla fine, è risultata (assieme a Crùtèia), l'alpeggio più interessante della zona; doveva essere un alpe di una certa importanza, viste le dimensioni e anche il numero dei ruderi presenti (stranamente nemmeno la Mappa Rabbini riporta la presenza di baite in questa zona).

 Dopo alcuni tentativi infruttuosi per riuscire a conoscere il nome dell'alpe a 802 m. (è trascorso troppo tempo rispetto agli anni in cui gli alpigiani salivano fin qui, e questo alpeggio sembra sia stato ormai dimenticato...), durante la rituale sosta per la birra di fine giro al Circolo di Pallanzeno, ci viene detto che l'alpe in questione si chiama Momella; ma scopriamo, dopo un paio di settimane, di passaggio a Cimamulera durante un successivi giro, che in realtà il toponimo corretto è Pian Lana, mentre Momella è il nome dei ruderi posti più in basso sulla stessa dorsale...

 Questo "errore" testimonia che a volte ci sono delle difficoltà per ottenere le giuste informazioni parlando con la gente del posto... un problema deriva dal fatto che a volte non è facile intendersi per localizzare gli alpeggi o i punti di interesse, perchè chi "viene da fuori" come noi escursionisti, visitando la zona si fa dei punti di riferimento che non sono quelli utilizzati dalla gente del posto che conosce molto bene il territorio, e bisogna essere ben sicuri di stare parlando dello stesso luogo...

 Un'altra cosa da tenere presente è che i vecchi alpigiani, o comunque chi conosce la zona, quasi sempre non esce dai "confini" del proprio territorio... basta provare chiedere di un luogo nelle vicinanze, ma che fa parte del territorio di un altro comune, e spesso la risposta è che non lo conoscono; in questa occasione il fraintendimento è dovuto principalmente, proprio al fatto che Pian Lana era posto nel territorio del Comune di Cimamulera (quando era Comune autonomo), e la gente di Pallanzeno non aveva motivo di interessarsi di quella zona...

  - Vedi anche la pagina: da Ca' d'Francia a Balmella...

Crùtèia...
Crùtèia...

 Dall'uscita per Piedimulera della superstrada ci si porta a Pallanzeno e precisamente alla frazione Coloria, seguendo Via Ronco fino al termine dove si trova un piccolo parcheggio vicino al canale del Rio Oraccio.

 Saliamo (con Andrea), di fianco al torrente lungo il sentiero contrassegnato da segni di vernice (scritta Propiano sulla costruzione in cemento dell'acquedotto).

 [Questo percorso segnalato fino alla Testa del Frate (difficoltà E con terreno in buone condizioni), è senz'altro una alternativa interessante alle vie usuali di salita al Pizzo Castello, dalla cima si può tornare a Pallanzeno scendendo verso Piedimulera e poi lungo le strade interne del fondovalle, oppure (forse più velocemente), proseguire nella direzione opposta verso Basciumo, e poi scendere lungo il sentiero che passa dal Bacino e da Paset].

 Il sentiero presenta qualche tratto ripido, ma in assenza di ghiaccio/neve nei tratti dove si richiede maggiore attenzione, non ci sono particolari difficoltà; si passa presso una baita verso i 570 m. incontrando in seguito alcuni ruderi verso i 610 m. poi si giunge al bel punto panoramico della Baita Bija (Baita Luca su un cartello di legno in loco) a circa 680 m. (questa zona è in pratica, Oraccio di sotto...), da dove si potevano ammirare sul fondovalle, i tipici scenari con le nebbie invernali, e di fronte, verso sud, si vede la dorsale che si seguirà in discesa al ritorno in questo giro.

 Proseguendo la salita si trova un tratto ripido (e panoramico...), su roccette, che porta alla dorsale del Mot at l'Ovic dove si trova un masso con indicazioni (sulla destra (nord), sale un altro percorso che passa da Culet che seguiremo in un successivo giro).

 Salendo la dorsale si passa prima in un bel bosco di rovere, poi si trovano i primi faggi; arrivati intorno ai 900 m. conviene uscire dal percorso segnalato per spostarsi sulla sinistra (sud), in modo a raggiungere l'Alpe Oraccio di sopra (Uracc) a 928 m. (che non si trova lungo il sentiero); Oraccio è parzialmente "nascosta" da alcune piante che sono cadute propria su una baita...

 Ritornati alla dorsale si prosegue la salita con le prime vedute verso la zona di Propiano e trovando (in questa occasione), la neve, e si giunge così sulla Testa del Frate 1258 m. bel panorama in direzione sud-est; si continua verso ovest scendendo nella zona dell'Alpe Piana 1245 m. dove si trova il sentiero che porta alla bella dorsale di Propiano.

 Da Propiano inferiore 1134 m. si scende lungo il panoramico sentiero che porta all'Alpe Ceresola 953 m. prima di giungere a questo alpeggio, si trovano sulla sinistra (sud-est) due sentieri, si continua sul primo (il più alto, non segnalato), che traversa il versante della montagna; si incontra prima una sorgente, e in seguito una piccola balma; traversando alla base di un versante roccioso poi si devia sulla destra e si scende al pianoro dell'Alpe Crovalino (Croppalino) 921 m. (già visitata in un precedente giro, vedi questa pagina).

...
luna...

 Proseguendo sulla dorsale verso sud, si giunge su una gobba rocciosa che è un bel punto panoramico [foto 50 e 51], a picco sopra Cimamulera e la zona della Cappella della Pace; da qui si potrebbe anche scendere direttamente (senza sentiero), ma in un giro come questo naturalmente l'interesse è rivolto, oltre agli alpeggi, ai vecchi sentieri, e allora da Crovalino seguiamo il sentiero che traversa verso l'Alpe La Balma e la Cappella dul Travain fino al bivio dove si trova un grosso masso [foto 54], qui si scende sulla sinistra (sud-est) per una traccia all'inizio poco evidente, ma in seguito si trova un marcato sentiero che porta alla baita di Cà dul Sec (dove si vedono alcune incisioni), più avanti si raggiunge il nucleo dell'Alpe Crùtèia (Crolteia) 680 m. molto interessante questo luogo, con i grossi muri costruiti per ricavare dei pianori su questo versante, un lavoro notevole...

 Nei pressi si nota quello che a prima vista sembrerebbe una vecchia condotta (foto 66), in realtà si tratta di canali di scolo realizzati dopo una frana accaduta in zona in data 2/3 novembre 1968, e che causò la morte di ben 8 persone...

 Dal baitello con la data 1933 [foto 69] si segue il buon sentiero che traversa il versante ritornando verso Pallanzeno, lungo il percorso si passa dall'Alpe Mopi a quota 674 m. sulle mappe è chiamata Moppi tutta questa dorsalina che scende verso Pallanzeno, mentre a Cimamulera è conosciuta come Mopio... posta su un largo pianoro nel bosco dove la traccia si perde (come sovente capita in questo tipo di ambiente...), la si ritrova poco più in alto di quota rispetto ai ruderi.

 Il largo pianoro di Mopi col tempo è diventato un bosco, ma una volta qui si coltivava la segale, la vite... era una zona "comoda" rispetto ad altri alpeggi, e certamente diverse persone lo frequentavano; Gianfranco Pairazzi (classe 1930) di Cimamulera (incontrato durante un giro successivo), ricordava che da giovane su questo pianoro giocava a pallone... naturalmente con gli zoccoli di legno, perchè un tempo le scarpe erano costose e probabilmente venivano usate solo in occasioni particolari, mentre nel quotidiano si usavano appunto gli zoccoli...

 Il sentiero supera il canale del Rio Loggie a ca. 690 m. poi si arriva in una zona con grossi massi (poco più avanti si trovano i ruderi dell'Alpe Momella); qui si lascia il sentiero e si sale a sinistra lungo la larga dorsale in direzione della parete rocciosa soprastante, si giunge nei pressi della parete strapiombante (sopra la quale si trova il Pian Lana), qui si nota un lungo muro costruito per ricavare un pianoro e resti di uno spartano ricovero sotto la parete, questo è chiamato la Ca dul Ciat.

confine comunale...
confine comunale...

 Si sale aggirando la parete sulla destra (nord), salendo si trova il vecchio sentiero che porta al pianoro a 802 m dove si trovano i ruderi di Pian Lana, utilizzato fin verso il 1950 quando ancora portavano qui le capre; questo alpeggio doveva avere una certa importanza ai tempi, visto il numero e le dimensioni dei fabbricati (e anche vista la modalità costruttiva della porta della baita principale...). Il toponimo ha origine dal cognome di una famiglia (appunto i Lana), che traversavano su questo versante partendo da una delle "borgate" di Cimamulera, Case Girardi-Lana...

 - (A Pian Lana siamo ritornati un anno dopo lungo un sentiero che traversa da Ca' d'Francia : Link)

 Ridiscesi alla zona coi grossi massi scendiamo lungo la dorsale fino a un pianoro sopra un salto, in questa occasione proseguiamo aggirandolo sulla sinistra scendendo senza sentiero, il terreno non è mai troppo impegnativo e i piccoli salti che si incontrano sono sempre aggirabili; verso i 470 m. troviamo una buona traccia che traversa e scende a Pallanzeno, poco prima del ponticello pedonale sul Rio Oraccio che riporta al parcheggio.

 Gennaio 2018 - Per questo giro, circa 6 ore.

immagini ↑→  


 
 - Traversata del canale del Rio Oraccio - dalla Baita Bija a Mopi :

 Dopo una settimana dal giro precedente, ritorniamo in zona con Francesco; questa volta il clima, rispetto alla precedente visita, è molto diverso, dalle temperature primaverili, quasi eccessive per la stagione, in questo giro ritorniamo all'inverno con terreno gelato e tratti con ghiaccio che hanno reso il percorso più delicato e impegnativo.

 Il sentiero inizia dal rione Casella di Pallanzeno, e sale a fianco (sud), del Rio Valmaggiore passando inizialmente dalla costruzione in cemento dell'acquedotto; in seguito il percorso (non segnalato) a tratti diventa poco evidente, ma senza particolari problemi si giunge alla baita del Culet ca. 550 m. (Culet = colletto), che si trova appunto su un colletto della dorsale.

 Qui la traccia più evidente entra nella valle del Valmaggiore, si sale invece la dorsale che porta al tratto pianeggiante (qui siamo sul Mot at l'Ovic), dove si trova l'incrocio col percorso seguito nel precedente giro (masso con indicazioni), sulla dorsale che poi sale alla Testa del Frate; qui si scende lungo il sentiero segnalato fino alla panoramica Baita Bija 680 m. (Oraccio di sotto).

 Vicino alla baita si vede la costruzione per i "servizi igienici" che indica la via da seguire... il sentierino traversa in leggera discesa il versante (la traccia è poco evidente), portandosi verso il canale del Rio Oraccio (Riale Coluria sulla Mappa Rabbini), si passa da un tratto dove un tempo erano presenti alcune pontegge e si scende nel canale in un ambiente interessante, più grandioso e imponente di quello che si poteva supporre.
sul sentiero...
sul sentiero...
 Dopo un tentativo infruttuoso di traversare subito verso sud, individuiamo nel canale dei segni di vernice rossa che portano a salire il canale per un tratto e poi traversano verso il versante opposto; i segni di vernice sono spesso molto scoloriti e quindi poco visibili, ma è importante seguirli perchè la traccia non è sempre visibile, e uscire dal percorso non è consigliabile... anche perchè bisogna traversare alcuni canalini con passaggi in parte "obbligati".

 Il traverso si svolge (naturalmente con molti saliscendi), sempre intorno alla quota di 660/680 m. Questo sentiero non è riportato sulle mappe.

 Si incontra un bel tratto "costruito" (che fa ricordare il bel giro di Ca' Togn nella Valle dell'Inferno : link, un'altra similitudine con quel giro è il fatto che si tratto di un percorso sempre all'ombra, e anche per questo le immagini non riescono a rappresentare al meglio questa traversata); superato l'ultimo stretto canalino si giunge sul pianoro dove si trovano i ruderi dell'Alpe Momella.

 Traversando verso sud si trova il sentiero che porta ai ruderi di Mopi 660 m. qui (scendendo verso est), seguiamo il percorso indicato da segni di vernice verde che porta sul versante sopra Moiachina, e precisamente sulla panoramica roccia vicino all'Alpe Mongelli (Mungei) 374 m. da dove si segue il sentiero che traversa in direzione nord ritornando così verso Pallanzeno.

  Febbraio 2018 - Difficoltà EE

  Per questo giro, circa 6 ore incluse le divagazioni.

immagini ↑→  





sulla dorsale...

Momella...

in Valgrande...  ← in Valgrande

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