(Cuzzago - Ponte di Migiandone) - Migiandone - Runc dal Dunzela - Alpe Fontane - Alpe Sciuco - Alpe Lanca - Zevi - Cà d'la Loja - Alp Muruset - Mot del Muruset - Alpe Grausteini - Alpe Zicsi - Rio Blet e la balma di Cà del Marai.
Procedendo verso il completamento della ricerca di tutti gli alpeggi di
Migiandone, ritorno in zona per visitare quelli rimasti sul versante est del
Rio Blet che durante i giri precedenti, anche a causa delle incertezze sui percorsi (e per il gran numero di alpetti presenti...), non era stato possibile vedere.
C'è stato anche il tempo per una digressione sul versante ovest del
Blet vicino al canale, per cercare il luogo che è risultato il più interessante e suggestivo di questo giro, e cioè la
Cà del Marai... una grossa balma racchiusa tra i dirupati versanti del
Valon da Migiandon.
Per arrivare in zona di buon ora con i mezzi pubblici, bisogna partire dal versante opposto della piana del
Toce, da
Cuzzago; dalla stazione si procede lungo la sterrata che passa sotto le de due linee ferroviarie (per Milano e Novara) e per evitare un tratto della strada asfaltata si può seguire (con un cammino leggermente più lungo), il percorso della ciclabile appunto sulla strada sterrata.
Alla fine bisogna comunque raggiungere l'asfalto, visto che per superare il fiume bisogna passare sul
Ponte di Migiandone (mentre alla mattina presto c'era chi stava ancora dormendo nell'acqua bassa, vedi foto
2...); il tratto sul ponte, e quello successivo dove si passa sotto la superstrada, sono quelli che richiedono maggiore attenzione in caso di traffico... poi una volta svoltato a sinistra sulla stradina per il paese, è tutto più tranquillo e rilassante; da
Cuzzago a
Migiandone, circa 30 minuti.
Poco prima del sottopasso della superstrada, si vede sulla destra la Cà dal Port, dove un tempo c'era un'osteria/trattoria; prima della costruzione dell'attuale Ponte di Migiandone ne era presente uno in legno che rovinò nel 1844, nel periodo "senza ponte" si usava la barca per passare il Toce e qui c'era il "porto"...
A
Migiandone si procede verso la Chiesa Parrocchiale di
Sant'Ambrogio e poi si segue il percorso segnalato che sale alle trincee della
Linea Cadorna lungo la sempre bella mulattiera, giunti pochi metri prima del ponte in cemento sul
Rial Boecch, si lascia il percorso segnalato per salire sulla destra idrografica del torrente trovando una traccia intermittente (e anche vecchi e scoloriti segni di vernice).
Salendo si vedono degli strani
"guard rail" in legno (vedi foto
77), che erano stati costruiti circa 15 anni fa come protezione in caso di piene del vicino riale, in modo da deviare l'acqua impedendo così che potesse raggiungere l'abitato sottostante...
Si giunge poi alla Cappelletta e ai ruderi dell'
Alpe Runc dal Dunzela, proseguendo si arriva all'
Alpe Fontane, un alpeggio esteso con varie baite e numerosi terrazzamenti; ciò che colpisce qui è proprio il numero e la bellezza degli infiniti muretti costruiti ordinatamente su questo versante... la conferma che un tempo la comunità di
Migiandone viveva proprio qui (e negli agglomerati circostanti, come ad esempio
La Villa), il fondovalle era meno sicuro a causa delle piene del
Toce, e questo valeva per gran parte della bassa Ossola.
Si prosegue la salita seguendo i radi segni di vernice che portano verso i tralicci dell'alta tensione, questo percorso è chiamato la
Stra di Pai (strada dei pali, pali intesi come tralicci... probabilmente era stato segnalato quale percorso di "manutenzione" riguardo ai tralicci), la traccia è spesso invisibile e bisogna cercare i vecchi segni scoloriti, si giunge così all'
Alpe Sciuco dove transita il sentiero che sale dalla
Villa a
Zevi; si continua passando nei pressi della
panoramica Cappella della
Lanca e dall'omonimo esteso alpeggio, e poi si arriva a
Zevi.
Un saluto ai due cani e all'asinello e si prosegue verso la dirimpettaia
Cà d'la Loja da dove si traversa verso l'
Alp Muruset, poi continuando sempre verso ovest si arriva sul
Mot del Muruset, un poggio panoramico (ora però gli alberi coprono la visuale) che era un luogo strategicamente significativo per le fortificazioni della
Linea Cadorna, da qui si domina il fondovalle, infatti sono presenti le trincee e un tratto della strada
militare (ancora in buone condizioni), che scendeva fin qui.
Si segue la stradina militare che poi però si "perde" nel bosco in direzione ovest, si sale allora con percorso libero seguendo in parte vaghe tracce e più in alto si ritorna verso est giungendo alla panoramica
Alpe Grausteini, una pausa e poi si risale lungo una lieve traccia (dove si vede a tratti anche il tubo dell'acqua), più in alto si incrocia un sentierino trasversale che si segue verso ovest arrivando così ai ruderi ormai azzerati dell'
Alpe Zicsi.
Zicsi (o
Sichsi su alcune mappe) è uno degli alpeggi collocati erroneamente sulle mappe, come ad esempio
Lanca, e questo può creare confusione e incertezze sull'identificazione di alcuni alpeggi; alla fine la fonte più attendibile, anche perchè si basa sui toponimi "locali" raccolti da chi conosce la zona , è quella della "mappa dipinta" dell'
Alpe Campaccio, vedi
questa pagina.
Ridisceso a
Grausteini seguo il sentiero usuale che, passando da
Magigè, ritorna a
Zevi e agli alpeggi sottostanti; poi invece di scendere alla
Villa, giunto a un bivio già notato durante una visita precedente (cartello indicatore per La Villa, qui risale un sentiero abbandonato a fianco di un muretto), risalgo nella faggeta per poi ridiscendere traversando nuovamente verso l'
Alpe Fontane dove trovo altre baite non notate durante la salita...
Ridisceso a
Runc dal Dunzela e al ponte sul
Rial Boecch, c'era ancora il tempo per andare a cercare la
Cà del Marai...
Si procede lungo la mulattiera che, dopo il ponte, sale raggiungendo l'
Alpe Crus dal Runc, si seguono i segni di vernice bianco-rossa che portano alla successiva dorsalina che si risale giungendo nella zona delle trincee; il sentiero segnalato prosegue traversando verso il canale del
Rial Blet, si vede anche il tubo che porta l'acqua dal torrente.
In verità appare strano che questo sentiero "di servizio" per la presa d'acqua sia segnalato con vernice bianco-rossa che convenzionalmente dovrebbe essere riferito ai sentieri "ufficiali"... si arriva così al canale e ad una prima presa d'acqua, il sentiero segnalato prosegue la salita sulla destra idr. (si trova anche una vecchia cordina) e continua fino alla seconda presa d'acqua dove il sentiero termina.
Qui, osservando bene (ed è naturalmente sconsigliabile venire qui a stagione avanzata, con la crescita della vegetazione che nasconde maggiormente le labili tracce), si nota una lieve traccia di animali tra i rovi che continua salendo sempre sulla destra idr. (certamente, ai tempi del
Marai il sentiero era ben visibile...), proseguendo si notano quanto siano dirupati i versanti del canale, in particolare quello opposto; poi per scendere al canale si incontra un tratto di sentiero molto ripido e franoso (in discesa, per maggiore tranquillità, sarebbe meglio mettere una corda), e si arriva al torrente.
Si continua ancora per un tratto (nel canale, o meglio, sempre sulla destra idr.), poi si vede sul versante opposto l'unico pendio adatto (cioè meno ripido) per poter costruire qualcosa, lo si risale e si raggiunge l'imponente masso della
Cà del Marai, una bella e grande balma dove erano stati ricavati due "locali", probabilmente il più piccolo era per la capre... molto probabilmente il
Marai (certamente era un soprannome...), ha vissuto qui nel periodo compreso tra la fine del
1700 e il
1850 perchè, come da informazioni raccolte da Bruno, le
persone nate intorno al 1880 sapevano della presenza del
Marai alla balma ma non lo hanno mai conosciuto di persona, per cui bisogna risalire ai decenni precedenti...
Salendo a monte della balma, se ne trova un'altra più piccola; il luogo è molto suggestivo e giungendo qui nel primo pomeriggio verso la fine di marzo, la zona era anche piacevolmente illuminata dal sole...
Dopo una sosta si ritorna lungo il percorso seguito all'andata e, poco prima di scendere in paese a
Migiandone, si può anche andare a vedere la baita poco distante dal ponte sul
Boecch dove si trova
un architrave in sasso con incisioni.
Marzo 2019 - Difficoltà
EE
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