(Megolo di Fondo) - Cantinitt - Alpe Albarè - Rio dell'Inferno - Alpe Pianale - Alpe I Motti - Cola d'Umenig - cresta presso Balmarossa, "Dente" e testata della Valle dell'Inferno - Alpe e Balma di Balmarossa - Cola d'Umenig - Pianale - Albarè - Cantinitt.
Ritorno nella selvaggia e affascinante Valle dell'inferno, cercando di cogliere il momento favorevole prima dell'inizio delle "calure" estive (che renderebbero le escursioni in questi ambienti, a quote relativamente basse, più faticose e meno piacevoli...).
Un giro con naturalmente un programma di massima, ma aperto e "flessibile" come dovrebbe essere visitando questi ambienti di cui si hanno poche informazioni; durante una precedente visita si era notato, sulla dorsale che nei pressi della Cola d'Umenig prosegue verso la bella e accidentata crestina che "chiude" la testata della Valle dell'Inferno, un primo tratto di sentiero "costruito", e naturalmente bisognava tornare a scoprire dove conducesse...
Era possibile che traversasse verso il versante di Camoi (link), oppure verso la selletta dove si trova il nucleo superiore dell'Alpe Balmarossa (oppure da qualche altra parte...).
Con Andrea partiamo dalle caratteristiche costruzioni dei Cantinitt a Megolo di Fondo lungo l'itinerario già percorso in una precedente visita (vedi : questa pagina) che porta al pianoro dove si trova l'Alpe Albarè 614 m.
Si segue la stradina sterrata e poi un sentiero che traversa verso est in direzione del Rio Inferno, si sale sulla destra (ovest) seguendo il sentierino contrassegnato da vernice rossa e usato per la manutenzione dei tralicci dell'alta tensione presenti su questo versante; presso un primo traliccio il sentiero cambia direzione e prosegue, meno evidente, verso il Rio Inferno, avvicinandosi al canale, non bisogna seguire la traccia più evidente che continua a traversare in quella direzione, ma
si deve continuare in salita a fianco della parete rocciosa sulla destra,
seguendo una vaga traccia, poi continuando su terreno più facile si arriva al pianoro di Albarè ca. 630 m. grosso nucleo di baite dove è presente anche una Cappella (la Cappella della Madonna della Salet, rivolta a monte).
(Una curiosità, non notata nelle precedenti visite, che si può vedere ad Albarè è la presenza di alcuni telai in ferro di vecchie carriole... che però sembra fossero state "riciclate" per altri usi, quella fotografata appare come un cavalletto per segare la legna...).
Da Albarè si continua lungo il sentiero (dove si nota una recente frana), che traversa verso la Valle dell'Inferno, traversando prima il caratteristico e interessante alveo roccioso dove scende un ruscello che (in pratica è stata l'unica vera e proprio fonte di acqua incontrata durante il giro), e si arriva al canale (asciutto nella zona che si traversa) del Riale dell'Inferno, saliti sul versante opposto si arriva, tra le felci, all'Alpe Pianale 666 m. fino a qui, circa 1 ora e mezza.
Da Pianale si risale il versante seguendo una traccia che inizialmente è poco visibile, ma più in alto diventa un buon sentierino che, nonostante la presenza della vegetazione (anche a causa della poca frequentazione), rimane quasi sempre ben evidente, si giunge poi a un bivio e,
seguendo brevemente la traccia in discesa, si arriva ai ruderi dell'Alpe I Motti 860 m.
Ritornati al bivio si continua la salita lungo il tortuoso sentiero che continua con numerosi tornanti e cambi di direzione, più in alto traversa verso sud entrando nella faggeta dove, con altri tornanti raggiunge una costa secondaria dove si trovano dei ruderi azzerati (uscendo dal percorso del sentiero e traversando verso ovest, si può arrivare a una crestina rocciosa dove si hanno alcune belle aperture verso il versante opposto della valle (dove si vedono, tra le piante, i ruderi di Camoi...) e la testata della Valle dell'Inferno, dove si notano, sulla sinistra la quota 1540 m. e più in alto, il caratteristico "Dente" che poi raggiungeremo, vedi foto 28 e 30), continuando la salita si arriva al prato e ai miseri ruderi della Cola d'Umenig 1330 m. dai Cantinitt a qui, circa 3 ore e mezza.
Risaliti alla dorsale presso il "cippo" che segnala il confine comunale, la si segue verso sud-ovest passando dal caratteristico pozzo (o forse era semplicemente uno stagno...), continuando si raggiunge il punto in cui si vede il tratto "costruito" del sentiero notato nella precedente visita, sentiero che traversa l'ombroso versante; per la prima parte il sentiero, anche se abbandonato da tempo (non ci sono tagli), è ancora ben visibile, ma poi scompare (smentendo così l'ipotesi fatta in
precedenza che arrivasse fino a Balmarossa, probabilmente conduceva solo ai miseri pascoli presenti un tempo su questo impervio versante, oppure a qualche fonte d'acqua...).
Giunti a una giavina (la traccia termina nei pressi), la si traversa e poi il percorso diventa obbligato, si continua tenendosi sul fianco del versante roccioso che scende dalla quota 1540 m. e si raggiunge la cengia erbosa inclinata di foto 48 che (sulla sinistra, non visibile nella foto), con un passaggio esposto usato dagli animali, permette di accedere al più tranquillo (solo momentaneamente) pendio superiore, si continua la
salita cercando i passaggi per superare, aggirandole, la varie fasce rocciose presenti, e si giunge finalmente alla crestina presso la selletta oltre la quota 1540 m. (dove si trova il nucleo principale dell'Alpe Balmarossa ca. 1500 m. fotografata poi al ritorno dalla crestina).
Proseguiamo lungo l'interessante e sempre più panoramica cresta che porta verso il "Dente dell'Inferno" ca. 1600 m. (che si può salire passando prima per una cengia (foto 62) e poi per un breve tratto esposto su roccette in parte poco salde, II°); continuiamo per la facile crestina fino alla testata della Valle dell'Inferno (che appare abbastanza "corta"
rispetto alla lunghe vallette che portano alla cresta divisoria con la Valle Strona, ma il percorso per arrivare qui è comunque lungo e tortuoso...).
Ritorniamo lungo la crestina fino ai ruderi di Balmarossa posti presso la selletta a monte della quota 1540 m. e poi scendiamo a cercare il nucleo inferiore (riportato sulla prima edizione della mappa IGM), trovando prima i pascoli dell'alpe dove si notano cumuli di grossi massi, ammucchiati in questo modo così da avere una maggiore superfice su cui potesse cresce l'erba in questi
miseri pascoli, i ruderi sono azzerati, abbandonati da lungo tempo...
Ritorniamo nella faggeta costeggiando la crestina e poi la dorsale che scende alla Cola d'Umenig, cercando invano il vecchio sentiero, e poi presso la zona caratterizzata da enormi massi (foto 80) troviamo la Balma di Balmarossa ca. 1340 m.
In questa zona si trovano, solo per un breve tratto dei segni di vernice rossa e anche la traccia del vecchio sentiero che porta alla dorsale e che supera una tratto roccioso grazie a un imponente muraglione (foto 87) che sorregge la scalinata (ricoperta dalle foglie), ancora un traverso e si raggiunge la dorsale sopra i ruderi della Cola d'Umenig da dove
ritorniamo ai Cantinitt di Megolo di Fondo (circa 2 ore in discesa), lungo il percorso seguito all'andata (che è la via più diretta e "veloce" per raggiungere questa zona).
Difficoltà EE - (impegnativo...). Giugno 2019
Per il giro descritto, circa 10 ore e mezza.
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