Varallo Sesia > Vocca > Isola.
Dopo una settimana dalla prima visita (Link) nella suggestiva e interessante Valle di Gavala, con Andrea torniamo (in una
giornata meteorologicamente simile), questa volta sul versante opposto della valle.
La Valle di Gavala (naturalmente come molte altre valli), presenta sui due versanti numerosi canali e canalini tra i quali scendono (o salgono, a seconda del proprio punto di vista...), varie dorsali e crestine che in questo caso sono in gran parte piuttosto uniformi, tra le poche
eccezioni spicca quella della Finestra che avevamo ammirato durante una parziale schiarita, dalla cresta tra La Massa e il Massale, vedi la prima foto della galleria dove in primo piano, parzialmente al sole, si vede la gobba 1160 m. della Finestra, poi il tratto in falsopiano dove ci sono i ruderi dell'alpeggio omonimo.
Salendo nel bosco si passa dai ruderi dell'Alpe della Sella e poi dalla foto si nota un canalino scuro che scende lungo il versante boscoso, canalino oltre il quale un ripido pendio porta al poggio dell'Alpe Pastognetto, alpeggio lì costruito certamente per il fatto che in quel luogo era al riparo dalle slavine, in alto si vedono le cime del Becco della Finestra e, sulla destra, il Ciarun (la Cima Piovalacci del Ravelli... il libro di Luigi Ravelli sulla Valsesia è sempre di grande utilità e ispirazione non solo per i numerosi toponimi riportati che non si trovano su altre pubblicazioni, ma anche per la presenza di informazioni, sia pur piuttosto "sintetiche", che riguardano percorsi o salite alle cime "minori" che sulle moderne guide sono state semplicemente dimenticate...).
Partiamo dal parcheggio poco prima delle case di Isola di Vocca 524 m. seguendo la sterrata e poi la
mulattiera che conduce al Ponte Castellotto (prima di traversarlo, si vede sulla destra il sentiero che sale verso la dorsale dell'Alpe Oro, percorso che seguiremo in discesa al ritorno); seguendo il sentiero 219 che passa dall'Erta 742 m. si arriva in circa 45 minuti a Stalmezzo dove, tra la baita superiore e il baitello inferiore, il vecchio sentiero traversa scendendo verso sud-est al Croso della Gavala che si guada nei pressi di una pozza a circa 715 m.
Sul versante opposto il sentiero porta in breve ai ruderi di Piana Selletto e si
continua raggiungendo le prime costruzioni della Piana (ca. 800 m.), poco più in alto si trova la grande baita probabilmente abbandonata intorno agli anni 1950/1960; si continua
la salita lungo la dorsale boscosa poggiando poi sulla destra (ovest), per infine svoltare a sinistra arrivando ai primi ruderi dell'Alpe della Finestra ca. 1110 m. fino a qui il percorso è anche segnalato da frecce di colore rosso/arancione sugli alberi (che sembrano state messe più che altro per la discesa...).
Naturalmente è doverosa una breve divagazione sulla vicina sommità della Finestra 1160 m. dove, affacciandosi sul bordo del salto di roccia (che si vedeva la settimana precedente dalla cresta Massa/Massale), si può ammirare la verde e variegata Valle di Gavala... Fino a qui da Isola, circa 2 ore.
Proseguendo lungo la dorsale verso ovest si passa dagli altri ruderi dell'Alpe della Finestra, si nota che, come per la maggior parte degli altri alpetti della zona, i ruderi appaiono piuttosto "datati", anche come modalità costruttive... In seguito si sale raggiungendo quel che resta delle piccole baite dell'Alpe della Sella
a circa 1240 m. traversando in salita verso sinistra si giunge al piccolo
croso oltre il quale un versante molto ripido porta nei pressi del poggio
dove, poco più in basso, ci sono i ruderi dell'Alpe Pastognetto (il Pastrugnet) circa 1280 m. dal poggio affacciandosi sopra i dirupi del versante ovest, si può ammirare il selvaggio e roccioso versante dove scende il Croso delle Gule.
Da Pastognetto continuiamo la salita lungo la costa poggiando un poco sulla destra (nord), qualche vaga traccia di animali conduce alla zona superiore dove il terreno diventa veramente ripido, fortunatamente ci sono numerosi
cespugli o alberelli a cui aggrapparsi... e si giunge sulla sommità del Becco della Finestra 1580 m. (fino a qui da Isola, poco più di 3 ore e mezza), di fronte si vede la cresta della Punta di Sella Boera, a nord-ovest gli inconfondibili Denti di Gavala (Link), a nord una crestina in parte rocciosa dove si vede una sorta di "segnale" sulla sommità (salendo, e vedendolo da lontano, per un attimo si era pensato di avere "sbagliato cima"...) , si tratta del Ciarun del quale abbiamo scoperto l'esistenza solo dopo averlo raggiunto...
Dalla sommità del Becco scendiamo verso nord all'intaglio e poi su roccette si sale alla cima del Ciarun 1552 m. cassetta con quaderno di vetta (si tratta della Cima Piovalacci menzionata dal Ravelli sul suo libro), proseguendo brevemente lungo la crestina si può vedere giù in fondo, Isola di Vocca.
Alla fine, dalla dorsale sopra Pastognetto conviene, quando possibile, traversare sulla destra e salire prima al Ciarun, in questo modo il terreno di salita dovrebbe risultare meno ripido e faticoso...
Una breve pausa e poi, tornati all'intaglio tre le due cime decidiamo di scendere "in Boera" (percorso già "studiato" da Andrea prima della partenza di questo giro); il versante inizialmente è tranquillo e si trovano anche alcuni "segni" del fatto che è stato percorso da qualcuno, su un albero una scritta incisa sulla corteccia che la pianta ha ormai quasi del tutto assimilato, e poi anche un ometto, più in basso però il percorso si fa più impegnativo e disagevole e torna alla mente la definizione data dal Ravelli ad alcuni passaggi sulla cresta percorsa la settimana prima, "passaggi disastrosi", termine che ben si adatterebbe a questo tratto del percorso...
Scendendo il versante percorribile si restringe sempre più e alla fine bisogna traversare al canalino sulla sinistra che, più in basso, si congiunge col canale principale che scende dalla Sella Boera, poi per un tratto (sfortunatamente troppo breve), si può camminare più comodamente sulla neve pressata dalle slavine; in questo canale la cartina svizzera (utile anche in queste zone...), riporta ancora il vecchio sentiero che scende appunto nei pressi del canale, ma naturalmente non si trova alcuna traccia, e si scende lentamente a causa della vegetazione ingombrante e del terreno sconvolto dalle frane.
Scendiamo rimanendo nel canale o presso la sua destra idrografica, intorno ai 1100 m. ci portiamo sulla sinistra idr. e gradualmente traversiamo lungo un versante boscoso più "tranquillo" che porta ai ruderi dell'Alpe Torsello a circa 1000 m. (dal Ciarun a qui, in questa occasione, ben 2 ore...), dove inizia un lungo traverso per raggiungere la dorsale dell'Alpe Oro;
dai ruderi di Torsello si scende leggermente per poi traversare verso nord trovando una traccia che permette di superare su una cengia (percorso obbligato) il canalino successivo che scende dai dintorni della Mognetta Grossa (il Dente Grosso del Ravelli).
Una traccia di sentiero è presente solo saltuariamente, ma si trovano i tagli che
alla fine risultano indispensabili per l'orientamento (se si perdono bisogna ritrovarli, altrimenti diventerebbe difficoltoso riuscire ad "uscire"...), il percorso è praticamente un lungo traverso di tutto il variegato versante, si passano alcuni interessanti tratti su roccette e si trova un solo punto in cui sono presenti dei manufatti (foto 77), un muretto e delle vecchie pontegge.
Traversando si vede in basso il prato di Stalmezzo e, guardando a ritroso, si vede in alto il Ciarun e la Sella Boera, e infine si sbuca nei pressi dei ruderi dell'Alpe Oro di cima a circa 740 m. (da Torsello a qui, circa 1 ora e 15 minuti), qui si trova il buon sentiero che scende da Cengi e che si segue passando a Oro di mezzo e di fondo, e poi da Busaracche 704 m. e infine si scende velocemente al Ponte Castellotto chiudendo l'anello di questo "selvatico", scomodo e faticoso, ma anche molto interessante giro...
Tempo per questo giro, circa 9 ore.
Giugno 2020 - Percorso impegnativo.
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