Dopo una prima visita alla Cima Scarcione per l'itinerario usuale ( : Link), ritorno in zona per seguire un percorso alternativo lungo l'apparentemente non frequentata cresta nord-est; "l'ispirazione" per questo giro (come è capitato sovente in passato), è stata la visione di questa regolare e attraente cresta durante una precedente escursione sul versante opposto della bella Val Mastallone, vedi l'immagine sottostante...
Con Andrea e Dario partiamo dal piccolo villaggio di Voj che si raggiunge lungo il ponte pedonale sul Torrente Mastallone (qualche possibilità di parcheggio a lato della strada della valle); da Voj, dopo aver conosciuto la gentile Signora Silvia che ci dato alcune interessanti informazioni sul versante di nostro interesse, procediamo inizialmente lungo il sentiero per Camplasco che inizia (cancelletto) presso il piccolo Oratorio di Sant'Antonio da Padova.
Lungo il sentiero (come vedremo poi al ritorno), sono ancora presenti i classici segni di vernice usati in passato prima della "normalizzazione" con i colori bianco e rosso, però in questo caso il sentiero non è obiettivamente consigliabile perchè parte del versante è stato sconvolto da una grande frana (o meglio uno smottamento dell'instabile terreno) risalente al 2020, e lo si percorre a proprio rischio e pericolo...
Lasciamo il sentiero dopo un breve tratto per traversare il canale del Rio Valle, oltre il quale saliamo lungo il pendio(foto 8), che porta a una prima dorsale; la risaliamo ripidamente per un tratto per poi cercare un passaggio sulla sinistra che permetta di accedere al successivo canale, scesi al canale constatiamo che bisogna perdere quota per poter trovare un punto favorevole dove è possibile traversare ulteriormente verso la dorsale di nostro interesse, più in basso troviamo anche la traccia (in parte ancora ben visibile) del vecchio sentiero.
Raggiunta la dorsale dove inizia il percorso verso la Cima Scarcione (cima che da Voj non è visibile, si vede una anticima che è chiamata Giavinà...), lungo l'erboso tratto iniziale troviamo diversi mucchi di sassi accumulati su grossi blocchi rocciosi (vedi foto 16), questo lavoro era stato eseguito per recuperare un poco di spazio per la crescita del siun che veniva qui raccolta con la meula (la zona è chiamata Bonda del Visetto sulla mappa catastale).
La salita della cresta si svolge in gran parte sul filo, a parte qualche aggiramento di alcuni tratti rocciosi più impegnativi, mentre le aperture panoramiche sono presenti più che altro nella parte alta, vista la presenza di alberelli su quasi tutti il percorso (gli alberelli danno comunque una sensazione di maggior sicurezza viste le pendenze a tratti piuttosto elevate...).
Giungiamo così alla zona più "rocciosa" che avevamo notato guardando dal versante opposto della valle (foto dalla 32 a seguire), in questa zona troviamo anche dei "resti" di piante tagliate certamente diversi decenni prima, probabilmente era presente una sorta di "sentiero"... arrivati sotto una parete (foto 32 e 33) troviamo un passaggio che, su terreno molto ripido, permette di accedere a un poggio roccioso molto panoramico (foto 38/45), in seguito troviamo il passaggio più "difficile" del percorso, un breve tratto su roccia che richiede attenzione (foto 48/49).
Segue poi una bella placconata panoramica dove incontriamo la prima neve e arriviamo così sulla sommità della Giavinà, da dove si vede che per la Cima Scarcione c'è ancora un tratto di cresta da percorrere; intanto il panorama si è aperto verso le zone circostanti, in particolare per la Valbella (zona che è la nostra favorita della Val Mastallone...), mentre ammiriamo anche il selvatico versante est della montagna che stiamo per raggiungere.
E giungiamo infine sulla Cima Scarcione 1430 m. (fino a qui dalla partenza, circa 4 ore); dopo una breve pausa seguiamo per un tratto il percorso della via usuale lungo la cresta ovest ma senza proseguire verso Camplasco, giunti a una selletta scendiamo direttamente il versante nord raggiungendo il sentiero menzionato inizialmente poco prima di arrivare ai ruderi di Cà d'la Val.
Il sentiero non è sempre visibile, ma si trovano i vecchi segni di vernice, e più in basso si notano i primi segni di
smottamento che preannunciano l'estesa e instabile zona franosa sottostante; avvicinandoci alla frana troviamo alcuni ometti che guidano lungo un percorso alternativo rispetto al vecchio sentiero che qui è scomparso, poi più in basso bisogna per forza scendere lungo la frana arrivando nel canale dove l'acqua del Rio Valle riemerge dopo aver percorso un lungo tratto sotterraneo.
Ritrovata la traccia dopo aver lasciato le cascatelle del rio arriviamo in una zona incerta dove il sentiero prosegue scendendo sulla destra, qui una pianta caduta mostra un provvidenziale segno di vernice che porta a una bella cengia che permette di traversare proprio sopra il canale (foto 84) poco sotto si vede anche la presa d'acqua, e infine scendendo su terreno scomodo per la presenza dei rovi nei quali è facile inciampare, torniamo a Voj concludendo questa interessante escursione.
Per questo giro, circa 7 ore.
Aprile 2024 - Percorso impegnativo.
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