Dopo una settimana dalla precedente visita (alla Cima delle Balme : Link), ritorniamo a Campertogno questa volta per una escursione sul versante opposto in direzione di una piacevole e "comoda" sommità panoramica, il Becco della Guardia; è anche l'occasione per percorre un altro dei rinomati Sentieri dell'Arte della Valsesia : Link.
Salendo da questo versante il toponimo Becco appare certamente poco consono, ma osservando questa montagna a esempio dalla strada della Valsesia, la SP299, ecco che il nome diviene certamente giustificato.
Anche questa cima, nonostante la quota relativamente bassa offre a causa della sua posizione, un buon panorama circolare sulle montagne Valsesiane circostanti; una escursione in una piacevole giornata invernale di fine gennaio con poca neve, ma con presenza di ghiaccio in qualche tratto che richiede attenzione.
Con Daniela partiamo dal secondo parcheggio situato sulla sinistra (presso il semaforo), della SP299 della Valsesia alle prime case di Campertogno, dopo la strettoia traversiamo sul ponte portandoci alla frazione Tetti da dove saliamo lungo il sentiero segnalato 278 che passando dal Selletto e dal Santuario della Madonna del Callone, raggiunge il largo pianoro dell'Argnaccia; fino a qui credo sia uno degli itinerari più frequentati della Valsesia, adatto a tutti e non ha certo bisogno di ulteriori relazioni dettagliate.
Dal pianoro iniziale dove si trova il caratteristico stagno, si sale ancora entrando nel bosco fino all'Alpe Cima 1260 m. e al bivio segnalato, si continua sulla sinistra seguendo la traccia e i segnavia del sentiero 278b che traversa in direzione del canale del Croso Massero che in questa occasione troviamo quasi completamente ghiacciato, cosa che rende piuttosto suggestivo questo passaggio, ma naturalmente richiede attenzione, e traversiamo in salita il canale cercando i punti in cui si può evitare il ghiaccio.
Segue un relativamente lungo tratto nel bosco di conifere che il sentiero risale con numerosi tornanti, si passa da una baita pericolante (di cui non si conosce il nome), e infine si arriva su una crestina secondaria nei pressi del rudere di quella che viene chiamata "Casa del Bosco" (questo certamente non è il toponimo originale...); il sentiero prosegue traversando in piano e entrando così nel Vallone del Laghetto (i ruderi dell'alpe omonima si vedono lontano sul versante opposto, foto 85), e si arriva all'Alpe Vallon Ferraris 1670 m. dove sono
presenti alcune incisioni (anche presso le baite inferiori), cosa in verità poco frequente in Valsesia (rispetto a esempio all'Ossola, questo perlomeno riferito ai non molti alpeggi visitati fino ad ora in Valsesia...); accanto alle baite troviamo anche un Crocus fiorito, forse un po' troppo precoce per la stagione.
Seguiamo i segni di vernice che portano a salire prima di continuare a traversare raggiungendo l'alpeggio più alto, l'Alpe Vallon della Sella a 1746 m. da dove, salendo sulla dorsale ci si può affacciare sul versante di Rassa; continuiamo la salita verso est salendo in breve alla cima del Becco della Guardia 1817 m. (fino a qui da Campertogno, circa 2 ore e mezza).
Una sosta su questa panoramica sommità dove verso est si vede la lunga cresta che include la Cima delle Balme visitata la settimana precedente, in direzione opposta la cima della Sivella, le montagna della Val Gronda e Val Sorba, poi sopra la Vasnera orientale spunta il Corno Bianco e più lontano il Rosa assediato dalle nuvole portate dalle correnti che
arrivavano da nord.
Ritorniamo alla sella (dopo una breve divagazione lungo la dorsale che permette di trovare una delle classiche Croci confinali, foto 73), diamo una occhiata all'Alpe Vallon della Sella con la sua Cappella fatta costruire come voto dalla Famiglia Ferraris come ringraziamento per il fatto che i figli fossero tornati dalla guerra, poi un'ultima pausa all'Alpe Vallon Ferraris e torniamo all'Argnaccia lungo il percorso seguito all'andata.
All'Argnaccia saliamo lungo il sentiero 278 per una visita a Cangello (dove personalmente non ero ancora passato), passiamo tra le baite riattate e dall'Oratorio di San Bernardo, e poi scendiamo alla sottostante Alpe Orello le cui baite sono rimaste un po' più somiglianti a come potevano essere ai tempi.
Tornati poi alla Madonna del Callone e discesa la prima parte della sottostante bella mulattiera, al bivio segnalato (cartello), per tornare a valle seguiamo sulla sinistra il sentiero 272 che passando prima dall'Alpe Scarpia raggiunge la stradina sterrata che scende a Otra e a Carata dova si traversa prima accanto all'Oratorio di Santa Maria Maddalena, e poi presso la bella fontana in sasso con accanto un'altra notevole "vasca" in sasso, entrambi i manufatti sono realizzati da un unico blocco, e vale la pena passare di qui anche solo per vedere queste opere (unica nota forse un po' "stonata", ma è un parere personale, la presenza della colonna con un "leone" da dove scende l'acqua, costruzione che chiaramente risale a tempi recenti, e che si può considerare un po' fuori luogo...).
Proseguiamo ritornando verso la frazione Tetti mentre ormai il sole non
illumina più queste zone (e il freddo si fa sentire...), giungendo al ponte e alla conclusione di questa escursione.
Per questo giro, circa 7 ore incluse soste e divagazioni.
Gennaio 2022 - Difficoltà E (EE con neve/ghiaccio).
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